Processo “Re Mida” si chiude con delle prescrizioni. La vicenda ha inizio diciotto anni fa quando scattava l’inchiesta per dei rifiuti partiti dal Nord Italia con destinazione la Campania. Cento indagati e il pm all’epoca sosteneva che i rifiuti venivano fittiziamente lavorati in impianti situati in varie parti d’ Italia, poi sversati nelle cave in ricomposizione ambientale-paesaggistica e in terreni controllati dagli indagati in Campania. In particolare nei dintorni di Giugliano. Il tutto ripreso anche con telecamere nascoste.Gli specialisti del Noe all’epoca sostennero che i controlli incrociati avevano evidenziato che la maggior parte dei rifiuti sversati contenevano sostanze cancerogene. Prescrizione dopo diciotto anni, così come per il processo Chernobyl. Ma nell’inchiesta “Re Mida” si ritrovano anche due nomi che recentemente sono tornati alla cronaca per due inchieste nel Vallo di Diano. Luigi Cardiello, detto appunto “Re Mida”, e Raffaele Diana. Entrambi sono stati prescritti per quasi tutti i capi d’accusa del processo “Re Mida” e assolti per uno di essi. Proprio una loro intercettazione ha fatto scoprire ai carabinieri uno sversamento di rifiuti ad Atena Lucana. Diana, di origini casertane ma residente nel Vallo Diano, intercettato in quanto coinvolto in un’inchiesta sul traffico di idrocarburi e Cardiello (residente a Sant’Arsenio) parlano di un affare di rifiuti da sversare. Intercettazioni che permettono di bloccare un secondo sversamento e fanno arrestare sette persone tra le quali lo stesso Cardiello (Diana non è coinvolto nell’indagine in questione). Nel processo “Re Mida” prescrizioni anche per Rocco Caggia e Antonio De Sarlo, entrambi della provincia di Salerno
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