Deviazione Fusandola, rischio processo per i tecnici - Le Cronache
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Deviazione Fusandola, rischio processo per i tecnici

Deviazione Fusandola, rischio processo per i tecnici

di Andrea Pellegrino

Rischiano il processo i tecnici comunali e quelli delle ditte incaricate che hanno autorizzato la deviazione del torrente Fusandola, utile alla realizzazione del Pua di Santa Teresa che comprende la piazza della Libertà e il Crescent. Sono dodici in tutto le persone che dovranno comparire, il prossimo 22 gennaio, davanti al Gup del Tribunale di Salerno, Giovanni Pacifico per l’udienza preliminare. Si tratta di Paolo Baia (componente della commissione che ha validato il progetto e direttore dei lavori), Luca Caselli (Rup dell’intervento di riqualificazione di Santa Teresa), Lorenzo Criscuolo (all’epoca Rup e direttore del settore opere pubbliche del Comune di Salerno), Salvatore De Vita (amministratore della Tekton), Ciro Di Lascio, Antonio Ilario (legale rappresentante della Esa Costruzioni), Vania Marasco (direttore dei lavori), Massimo Natale, Luigi Pinto, Antonio Ragusa (dirigente comunale), Marta Santoro, Benedetto Troisi (componente della commissione). Rispondono a vario titolo per le mancate autorizzazioni al progetto di deviazione del torrente Fusandola, falso ideologico ma anche di omissione colposa atta a far sorgere o persistere pericolo e della modifica dello stato dei luoghi. Secondo le accuse mosse dalla Procura della Repubblica, non ci sarebbe conformità tra il progetto esecutivo e quello definitivo che risulterebbe anche privo dei pareri dell’autorità di Bacino, dell’Agenzia del Demanio e dell’autorizzazione idraulica che avrebbe dovuto rilasciare il Genio Civile.  Questo secondo l’aspetto normativo eccepito dal pm titolare dell’inchiesta, che si fonda anche sul possibile pericolo provocato dall’intervento che sarebbe avvenuto, secondo la Procura, «in assenza di ragioni di tutela della pubblica incolumità», avendo modificato «il regime idraulico riducendone la pendenza allo 0,3 per cento, facendo, così, sorgere e persistere il pericolo di inondazioni, in particolare, in corrispondenza del tratto iniziale dell’alveo tombato del torrente ubicato a monte, all’altezza di via Fusandola, quale conseguenza del fenomeno di insabbiamento della foce». A sostegno dell’inchiesta un corposa relazione di un consulente tecnico nominato dal pubblico ministero che avrebbe fornito elementi per formulare i capi di imputazione. Nelle oltre sessanta pagine, infatti, il consulente tecnico mette in evidenza tutti gli eventuali rischi connessi alla deviazione del torrente Fusandola, già triste protagonista della tremenda alluvione dell’ottobre del 1954. In particolare scrive: «La sezione terminale del torrente presenta un livello di insabbiamento tale da determinare una importante criticità idraulica». Tale insabbiamento, prosegue, può generare «fenomeni di rigurgito verso monte e che, oltre a mandare in pressione lo scatolare in cemento armato, può determinare la fuoriuscita di acqua anche in corrispondenza del tratto iniziale dell’alveo tombato con conseguente verificarsi di fenomeni di esondazione». Come persone offese, sono stati indicati il Comune di Salerno, il Genio Civile di Salerno, l’associazione “Italia Nostra” e il “Comitato No Crescent”.