Da laico a musulmano, la nuova vita del salernitano Abu Quasim - Le Cronache
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Da laico a musulmano, la nuova vita del salernitano Abu Quasim

Da laico a musulmano, la nuova vita  del salernitano Abu Quasim
«Quando mi attaccano dicendo “Torna al tuo paese” rispondo che sono già al mio paese». Come si suol dire, l’abito non fa il monaco. Lo sa bene Abu Quasim, salernitano doc ma convertito all’Islam da ormai diversi anni. Papà socialista, mamma fervente cattolica, Abu Quasim è nato e cresciuto in Italia. E’ Italiano, nonostante abbia deciso di sposare un’altra religione, l’Islam. Ma non è l’unico. A Salerno, altre 12 persone hanno deciso di seguirlo; di queste, tre frequentano regolarmente la Moschea locale mentre gli altri, causa impegni lavorativi, si dividono tra Battipaglia e Bellizzi. In totale sono circa 150 i salernitani convertiti all’Islam, apparentemente tanti ma nulla paragonati a Napoli dove gli italiani che hanno scelto di abbracciare la fede mussulmana sono circa 4mila.  In moschea, tante sono le cose da fare, come insegnare a pregare ai bambini mentre Abu Quasim tiene anche lezioni di lingua italiana. Circa 350 sono le persone che frequentano la moschea di Salerno, provenienti da Bangladesh, Senegal, Marocco, Tunisia e Gambia mentre in occasione del Ramadan sono state circa 550 le persone che hanno affollato il luogo di culto.
Cosa spinge un salernitano, o più in generale un italiano, a convertirsi all’Islam?
«In alcuni casi, il ritrovare alcuni concetti identitari che un tempo appartenevano alla sinistra: solidarietà, impegno per i più deboli. E’ ricorrente, soprattutto da parte dei convertiti italiani all’Islam, che chi ha una condizione disagiata è l’oppresso del ventunesimo secolo e l’Islam può liberarlo».
I salernitani sono regolarmente registrati all’Islam?
«Alcuni hanno anche fatto la registrazione alla moschea di Roma per il cambiamento di nome (Abu Quasim da laico si chiamava Andrea ndr) altri invece solo la confessione di fede».
Vi sentite accolti a Salerno?
«Si, l’accoglienza è – soprattutto per i migranti – abbastanza positiva. Diciamo che mi è capitato qualche episodio in cui mi è stato detto “perchè non ve ne tornate al vostro paese” e io faccio notare che il mio paese è questo».
Perchè hai deciso di convertiti all’Islam?
«Sono tornato all’Islam per una serie di motivi: prima ho approfondito la storia del movimento poi mi sono appassionato alla teologia. E’ stato un modo come un altro per interagire con altre culture, dal punto di vista storico. Dal punto di vista teologico, invece, mi ci sono ritrovato in pieno perchè mia madre è una fervente cattolica e mi ha sempre insegnato il rispetto per gli altri, per le proprie tradizioni e per la propria cultura. Ed è per questo che nella mia famiglia convivono queste due tradizioni».
Qual è la maggiore difficoltà tra il mondo cattolico e quello islamico?
«La maggiore difficoltà la pone la storia perchè si pensa che i movimenti religiosi sono violenti ma anche i movimenti politici sono attraversati da integralismi. Quelli però sono una cosa, invece le altre cose – quelle che mi ha insegnanto mia madre – sono la strada per trovare l’interazione. Quindi, difficoltà non ce ne sono perchè Dio è unico».
Quanto può essere difficile professare questa religione a Salerno?
«A Salerno lo è stato quando abbiamo cercato di coinvolgere gli altri ma siamo stati attaccati da Forza Italia che ritenevano indecente che i mussulmani occupassero Sant’Agostino per pregare ma avevamo chiesto regolare permesso quindi non capisco queste polemiche».
E’ stato difficile far accettare il tuo cambiamento a familiari e amici, come ad esempio il nome?
«No, in famiglia no. Tra gli amici qualcuno è andato via, qualcuno ancora confonde e mi chiama Andrea ma diciamo che se ho perso 10 persone che non mi stimano più ne ho trovato 400».