«Costretto a non trascorrere il Natale con il mio bimbo» - Le Cronache
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«Costretto a non trascorrere il Natale con il mio bimbo»

di Pina Ferro

Sarà un Natale amaro e pieno di dolore quello che si appresta a vivere un papà di Vietri sul Mare costretto a non abbracciare il suo bimbo neppure per un attimo in un giorno così importante. La storia che si ripete è sempre la stessa, un rapporto finito e, l’accanimento di una donna che utilizza quanto in suo potere per impedire all’ex di vedere il bimbo nato dal loro rapporto. E, in attesa che i giudici emettano la sentenza che sancisca il diritto di Antonio Magliulo ad esercitare il ruolo del papà, questi non può fare altro che rispettare quanto fino ad oggi gli è stato imposto: stare lontano dalla sua ex. Antonio Magliulo, pieno di dolore per non poter abbracciare, coccolare e vivere il suo bimbo, che oggi ha meno di tre anni, lancia un appello a chi di competenza chiedendo che gli venga data la possibilità di esercitare il ruolo genitoriale, evitando che padre e figlio possano perdersi momenti importanti che non potranno mai più ritornare. «Io e la mia ex, non siamo sposati. Dal nostro rapporto è nato un bambino. Da premettere che non abbiamo neppure mai convissuto – racconta Antonio – Io ho riconosciuto il bambino e non chiedevo altro di poter fare il papà. Invece, così non è stato. I problemi sono nati insieme all’incrinazione del rapporto con la madre di mio figlio». Il bimbo e la madre non vivono a Vietri sul Mare ma in un altro centro della provincia di Salerno. «All’inizio ho visto mio figlio abbastanza regolarmente. Il bimbo ha avuto la possibilità di conoscere la mia famiglia e trascorrervi del tempo in maniera sporadica, successivamente, le cose sono all’improvviso precipitate e senza una ragione. A settembre scorso, due giorni prima dell’inizio dell’anno scolastico, la madre del bimbo, a mia insaputa, cambia scuola. Iscrive il piccolino in un altro istituto». Una situazione che induce Antonio a contattare la ex anche per chiedere di essere presente dinanzi all’istituto nel primo giorno di scuola, un momento che non voleva assolutamente perdersi. Antonio si presenta anche a casa della donna per tentare di parlare e confrontarsi. «Giunto sull’uscio lei mi ha aggredito verbalmente e fisicamente al punto da essere costretto a fare ricorso alle cure dei medici del pronto soccorso. A quel punto io presentai una denuncia circa l’accaduto. La reazione di lei fu una querela per stalking. Ben presto, come un fulmine a ciel sereno, vengo raggiunto da un provvedimento che mi imponeva di non avvicinarmi a lei. Inoltre, la mia posizione, a seguito della denuncia per stalking, è stata configurata nella nuova procedura denominata “Codice rosso”. Sono diventato un malvivente senza aver mai fatto nulla se non aver chiesto di fare il papà». Antonio proprio non ce la fa a non vedere il suo piccolino. Ha bisogno di stare con lui anche per pochi minuti così decide di presentarsi dinanzi alla scuola che frequenta, tutti i giorni, qualche minuto prima del suono della campanella d’uscita. Parla con le insegnanti spiegando loro la sua posizione. «A questo punto scopro una cosa assurda: nei documenti presentati in segreteria per l’iscrezioni io non figuravo, o meglio si diceva che madre e figlio non avevano alcun tipo di rapporto con me». Chiarita la cosa, ad Antonio viene consentito di trascorrere qualche minuto con il piccolino, ogni giorno, a fine lezioni e sempre in presenza di personale scolastico. Questa cosa fa infuriare ulteriormente la ex che a questo punto, «ogni volta che mi vedeve dinanzi alla scuola, chiede l’intervento delle forze dell’ordine». I giorni passano e la scena che si ripete è sempre la stessa, fino a quando Antonio mortificato si arrende. Prima di rinunciare, almeno per ora, a vedere il piccolo dinanzi alla scuola, contatta la rappresentante di classe per scusarsi e spiegarsi. «Non era una cosa bella vedere sempre arrivare i carabinieri, mi sentivo a disagio e penso che anche altri genitori vivessero lo stesso disagio. Non era bella neppure per i bambini quella costante scena che si riproponeva. Chiesi scusa ai genitori affermando che non mi sarei più presentato dinanzi scuola. Intanto, aspetto il provvedimento del giudice che dovrebbe arrivare a fine gennaio. Tempi brevi qualcuno potrebbe pensare, ma non sono affatto bevi per un cuore di papà che è costretto ogni giorno a fare i conti con la voglia di abbracciare e vivere il proprio figlio. E’ Natale e io non sarò con il mio bimbio neppure per un minuto. Chi lo spiega al piccolino perchè il suo papà non c’è a dargli un abbraccio e a consegnargli il regalo di Babbo Natale». Una situazione identica a quella di tanti altri papà che hanno lottato per mesi e in qualche caso anche per anni pur di vedere affermati i propri diritti e che quasi sempre in cambio hanno ottenuto denunce per stalking. In altri casi ancora, anche quando sono arrivate sentenze eque, le madri hanno continuato ad impdire di far incontrare padre e figlio. E il dolore continua.