Costantino Catena tra poesia e virtuosismo - Le Cronache
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Costantino Catena tra poesia e virtuosismo

Costantino Catena tra poesia e virtuosismo

di Rosanna Di Giuseppe

Poesia e virtuosismo tecnico hanno contraddistinto il brillante concerto del pianista Costantino Catena, nostra eccellenza campana, tenuto presso il teatro “Verdi” di Salerno il giorno 20 novembre scorso all’interno della presente Stagione lirica, di balletto e concerti. Di grande interesse il programma proposto che ha offerto all’ascolto dei brani inediti di Ermanno Wolf Ferrari, le sei Bagatelle scoperte dalla stesso interprete, tra altri inediti, presso la Biblioteca di Stato di Monaco di Baviera, in seguito all’esecuzione del bel Quintetto per pianoforte e archi dello stesso autore, recentemente inciso per la Brilliant con il Quartetto Guadagnini. A completare la prima parte del concerto, Estampes di Debussy, mentre interamente dedicata a Liszt è stata la seconda parte con la Fantasia quasi Sonata Après une lecture de Dante e i brani Gondoliera, Canzone, Tarantella dalla raccolta Venezia e Napoli, supplemento al secondo quaderno delle Annèes de pèlerinage. Dell’opera del musicista veneziano il pianista ha con gusto delineato la varietà dei brani di andamento contrastante, divisi tra lirismo, propensione a un’espressione tardo romantico e d’altro canto geometria e incisività ritmica che presentono la tendenza modernista di quei musicisti a cavallo tra Otto e Novecento che pure accanto al prosieguo della grande tradizione lirica italiana, intraprendono un recupero della musica strumentale, in particolare in tal caso risentendo della duplice formazione italiana e tedesca del compositore di ascendenza germanica da parte di padre. I toni ora lirici e sognanti, ora inquieti e drammatici, o ritmicamente incisivi per brevi tratti sono stati sviscerati con mobile duttilità espressiva dal pianista. Nell’atmosfera impressionista di Debussy siamo entrati con Pagode, il primo brano di Estampe, un’opera questa in cui il pianoforte, come poi nei lavori futuri, diventa, citando Lockspeiser “strumento poetico di uno spirito vagabondo e immaginativo, capace di afferrare e di ricreare l’anima di paesi lontani…” oltre che le “bellezze sempre mutevoli della natura”. Magici i suoni creati dall’esecutore, malgrado lo strumento a disposizione non proprio all’altezza, nell’evocare il mondo e i colori orientali alla cui resa Debussy piega le scala pentafonica e l’evocazione delle risonanze cristalline del gamelan giavanese sulla tastera, con nitida evidenziazione delle fantasiose ornamentazioni ritmiche e melodiche, dimostrando l’interprete un pianismo che pur capace di abbandono alla musicalità si distingue per rigore ed eleganza. Il clima spagnolo è invece emerso dal secondo brano La soirée dans Grenade con bel suono, trascorrendo l’esecuzione scorrevolmente tra le sezioni frastagliate della pagina costruita su un’insistente habanera tra evocazioni di ritmi di nacchere e languida cantabilità. La brillantezza toccatistica di Jardins sous la plui ha richiesto infine all’esecutore ancora altre abilità tecniche nel cesellare il tono acuminato e liquido di quest’ultimo brano. La seconda parte del concerto ci ha trasportato in epoca romantica sebbene attraverso la musica di un autore come Liszt che si è spinto avanguardisticamente ad esplorare tutte le capacità fisiche, timbriche ed espressive del pianoforte con mentalità quasi novecentesca, consentendoci così di seguire una sorta di filo conduttore a ritroso. Con grande padronanza la musicalità di Catena ha spaziato nell’ampia Fantasia di ispirazione dantesca nel cogliere i molteplici spunti offerti dalle immagini dell’Inferno di Dante, trascorrendo dall’Andante Maestoso dell’esordio che presenta nel primo tema il caratterizzante intervallo del tritono, al Presto agitato e alle successive svariate indicazione di movimento, con sfoggio di virtuosismo che sfodera accordi, ribattuti, ricche figurazioni e ogni sorta di tecnicismo, tra cui la cantabilità emerge comunque sempre chiara. Perle di suono si stagliano nella resa di una discorsività sonora fatta sia di magniloquenza che di lirismo in una salda tenuta di insieme da parte dell’esecutore. Temi popolari sono parafrasati negli ultimi brani proposti, i primi due veneziani, partenopeo, l’ultimo, tratto da Cottreau, nella esuberante Tarantella, che ha concluso in bellezza l’esibizione col suo funambolico “Prestissimo” finale seguito da scroscianti e prolungati applausi. Ancora due generosi bis da Liszt, la parafrasi dal Rigoletto e Canzone napoletana a conferma del connubio di padronanza tecnica e sensibile pensiero musicale che distinguono quest’artista della tastiera.