Concerti d'Estate tra libri e musica - Le Cronache
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Concerti d’Estate tra libri e musica

Concerti d’Estate tra libri e musica

 

Doppio appuntamento, domani 10 luglio per la XXII edizione della rassegna: Preludio Noir “Una favolosa estate di morte” di Piera Carlomagno, presso la Sede Fondazione Menna, alle ore 20, St.Benedict’s School Youth Big Band Choir and Percussion Ensemble Conductor Christopher Eastwood all’Area Archeologica di Fratte, alle ore 21

 

 

Libri e musica, mercoledì 10 luglio, per la XXII edizione dei concerti d’Estate di Villa Guariglia in tour, organizzata dal C.t.A. di Salerno, che si svolgerà tra i Saloni della Fondazione “Filiberto Menna” dove alle ore 20 per Preludio Noir, sarà presentata l’ultima opera di Piera Carlomagno   “Una favolosa estate di morte”, in libreria per le edizioni Rizzoli, e a seguire, alle 21, nell’aerea archeologica di Fratte, la St. Benedict’s School Youth Big Band, Choir and Percussion Ensemble, diretta da Christopher Eastwood, direttamente da Londra, prescelta per ritirare il premio alla memoria “Emidio Cecchini”. Un riconoscimento, che è occasione per ricordare il compianto Presidente di Acli Arte e Spettacolo, scomparso prematuramente, un tributo all’uomo, al dirigente ed all’artista che ha saputo tramutare in impegno sociale, il suo talento artistico e professionale. I giovanissimi strumentisti che bisseranno il concerto l’11 luglio nella splendida cornice del Porto di Cetara e il 12 luglio nella piazza di Aquara, proporranno un programma composito tra il pop americano, colonne sonore di film e il musical. Gli amici della Fondazione Menna presenteranno il libro che vivrà un reading dell’autrice, supportata da Domenico Andria al basso e Stefano Giuliano ai sassofoni. La protagonista de’ Una favolosa estate di morte, è la patologa e antropologa forense Viola Guarino, specialista nel leggere la scena del crimine e sostenitrice dei più avanzati metodi d’indagine. L’antropologa forense, però, porta addosso un passato che rimanda alle credenze dell’antica Lucania. L’estate di Viola, passata in sella alla sua moto tra le province di Potenza e Matera, viene sconvolta dall’omicidio di due amanti. Insieme al procuratore Ferrara, Viola dovrà risolvere un mistero che intreccia speculazioni illegali e vecchi rancori, svelando il volto feroce della provincia. Ci si sposterà, quindi nell’Area nell’aerea archeologica di Fratte, per l’esibizione della St. Benedict’s School Youth Big Band, Choir and Percussion Ensemble, diretta da Christopher Eastwood, che proporrà una scaletta eterogenea. Sarà il coro a cominciare con Where Do I Begin? un brano musicale pubblicato nel 1970, composto dal musicista francese Francis Lai. Il brano è stato pubblicato per la prima volta in versione strumentale nel film Love Story del 1970, diretto da Arthur Hiller. Si passerà, quindi a California Dreaming, di The Mamas & The Papas. La canzone fu scritta nel 1963 da John e Michelle Phillips, i principali componenti del gruppo, durante la loro permanenza a New York. La canzone è stata oggetto di molte cover da parte di band e cantanti statunitensi e stranieri: tra gli altri i Dik Dik nel 1966, e Jimmy Fontana nel 1968, entrambi con il testo tradotto da Mogol con il titolo Sognando la California, José Feliciano (1968), i Beach Boys (1986), Jann Arden (2007) ed inoltre gli America l’hanno eseguita dal vivo in diversi concerti. Il primo set sarà chiuso da Always There, un successo del 1975 di Ronnie Laws e William Jeffery, ripresa nel 1991 da Incognito e Jocelyn Brown. Le percussioni presenteranno, invece The Typewriter, emulando Jerry Lewis in un particolare brano strumentale scritto da Leroy Anderson nel 1950, ed eseguito per la prima volta dalla Boston Pops Orchestra, prima di passare ad “Under the Sea”, tema celeberrimo del film La Sirenetta, con la marimba a far da padrona, e ancora Just can’t get enough una canzone scritta da Vince Clarke e portata al successo dai Depeche Mode nel 1981. Fine secondo set con Blue Monday, un singolo del gruppo musicale britannico New Order. Composto dai membri del gruppo Gillian Gilbert, Peter Hook, Stephen Morris e Bernard Sumner, è in assoluto uno dei loro brani più celebri, divenuto col tempo un vero e proprio classico della scena club-dance mondiale ed un’opera seminale per la musica elettronica tutta, ispirando pure diversi artisti della scena sia indipendente che mainstream. I Pafties un piccolo ensemble a cappella, ha scelto per il pubblico salernitano “Side by Side”, un song del 1927, per proseguire con Molly Malone che appartiene alla cultura musicale popolare gaelica ed è dedicato ad una figura di dubbia esistenza storica, convenzionalmente identificata con una giovane pescivendola del villaggio di Howth, a nord di Dublino, morta in giovane età a causa di una non meglio specificata febbre. Per il finale entrerà in scena la Big Band, che spazierà da Thriller di Michael Jackson, un simbolo degli anni ’80 che nasce con l’idea di amalgamare la Black alla White music, creando una melodia interraziale in grado di “toccare le corde” di chiunque e unificare il vasto mercato fino ad allora raramente e difficilmente coinvolto attraverso altri grandi nomi del rock e del pop a Take on Me la prima canzone della band norvegese a-ha, pubblicata nel 1984. E siamo a “Soul Bossa Nova” composta, da Quincy Jones concepita di getto, in non più di 20 minuti, chiedendo poi a Rahsaan Roland Kirk di suonare il celebre solo al flauto. Fu concepita di ritorno da una tournée brasiliana di Quincy Jones con Dizzy Gillespie, quando la bossanova e il latin-jazz stavano cominciando a farsi conoscere a livello internazionale. Ancora un classico degli anni ‘80 con Eye of The Tiger una famosa canzone della rock band statunitense Survivor, scritta da Jim Peterik e Frankie Sullivan, che ha riscosso un notevole successo grazie soprattutto alla sua inclusione nella colonna sonora del film Rocky III. La canzone, infatti, tratta della vita di ogni tipo di lottatore di strada, invita a rialzarsi dopo la solitudine passata, a non cedere mai e chi lo fa è in grado di guardare tutti con gli “occhi della tigre”. È ricordata per il suo riff di chitarra e per il suo ritornello granitico. Finale affidato a Supertition, di Stevie Wonder, datata 1972. Il clavinet che segue il ritmo introduttivo della batteria è una combinazione di incastri irripetibili nella storia della musica tutta. E tutto quello che verrà etichettato come disco-music verso la fine dei Settanta deve molto più di qualcosa a questo brano (il fortunato sound dei Bee Gees è solo uno degli innumerevoli rimandi futuri). Una magia che avrà ben pochi uguali nella musica black generalmente intesa come tale e che dominerà le piste di tutto il mondo. Il testo è inoltre una feroce critica alla superstizione, intesa come male da debellare e da cui fuggire a gambe levate.