“Combattiamo nella città delle Luci per poter lavorare” - Le Cronache
Primo piano

“Combattiamo nella città delle Luci per poter lavorare”

“Combattiamo nella città delle Luci per poter lavorare”

di Brigida Vicinanza

Continua la protesta di alcuni disoccupati salernitani che da giorni presidiano Palazzo di Città, in attesa di essere ascoltati. E ieri mattina, a riceverli è stato proprio il primo cittadino Enzo Napoli, che ha dialogato e ascoltato una delegazione di questi ultimi, disperati per la loro condizione sociale. Ma, dall’incontro con il sindaco, tornano a “mani vuote” e con una speranza che si affievolisce sempre di più. “Qui purtroppo non è un ufficio di collocamento”, ha risposto semplicemente il sindaco Napoli, alla presenza dell’assessore al bilancio Roberto De Luca e dell’assessore al commercio Dario Loffredo. “Noi siamo disperati e non ci muoveremo dal Comune, il sindaco ci ha ribadito che non ha il potere di mettere a lavorare nessuno – ha sottolineato Luigi Cosentino – noi abbiamo ribadito che in realtà sappiamo altro, che all’interno delle cooperative potrebbe esserci una possibilità, ma non siamo contro di loro assolutamente, vogliamo semplicemente lavorare”. E proprio di cooperativa, ora, i disoccupati vorrebbero crearne una. “Siamo disposti a fare tutto, sappiamo fare qualsiasi tipo di cosa, dalla manutenzione alla pulizia. Ringraziamo comunque il sindaco per la disponibilità – hanno continuato – ma rimaniamo fermi sulle nostre idee, da qui non ci muoviamo. Andarcene sarebbe una sconfitta e di sconfitte ne abbiamo già ricevute tante”. Sono circa 17, dunque, le persone che continuano la protesta sotto i portici di Palazzo Guerra e che presto, forse già da oggi, intraprenderanno altre iniziative come lo sciopero della fame. “Non abbiamo di cosa far vivere i nostri figli, non possiamo mettere il piatto a tavola. Oramai più sciopero della fame di così, dobbiamo solo ricoverarci – hanno ribadito i disoccupati – da qua però non ci muoveremo e aspettiamo che qualcuno prima o poi scende e ci dia una mano e ci ascolti, siamo d’accordo per formare una cooperativa e vedremo poi cosa ci diranno”. Diciassette famiglie che vivono l’ombra della crisi e il disagio sociale. Alcuni lavoravano in aziende poi chiuse, altri venditori ambulanti che non possono più permettersi una licenza. Alcuni, invece, hanno pagato il proprio conto con la giustizia per anni e ora vorrebbero semplicemente ricominciare e poter dare un futuro ai propri figli come Domenico Pirro: “Ho fatto 5 anni di carcere, è vero, ma ora vorrei soltanto avere un lavoro onesto – ha sottolineato – ho una compagna e un figlio che non vedo spesso perchè siamo costretti a vivere separati, non possiamo permetterci una casa e di conseguenza lei e il bambino vivono a casa dei miei suoceri. Non posso purtroppo affrontare le spese per il bambino e ringrazio la Caritas che continua ad aiutarci spesso”. Insomma la disperazione di chi, in famiglia, deve accudire anche dei figli disabili come Alfredo Sabato o chi fa i conti con l’invalidità e non riesce a trovare una strada e una via d’uscita per poter far vivere la propria famiglia.