Close Up: "Un campo difficile" - Le Cronache
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Close Up: “Un campo difficile”

Close Up: “Un campo difficile”

La parola a Piero Coata, Chef de Equipe della squadra del Lazio dominatrice della Coppa dei Giovani della 84° edizione di Piazza di Siena

 

Dal nostro inviato Giulia Iannone

 

(Roma) Facciamo un bilancio delle due giornate di gara a Piazza di Siena “Coppa dei Giovani”. Si aspettava l’affermazione della squadra del Lazio?

“No, non me l’aspettavo perché non parto mai con l’aspettativa o la pretesa che i ragazzi che seguo, iscritti alla Coppa dei Giovani, debbano vincere. Per i ragazzi è una esperienza entrare nello storico ovale di Piazza di Siena. Stiamo parlando di un campo difficile, quindi spero principalmente che i ragazzi montino bene, poi se viene il risultato meglio ancora!”

Lei ha parlato giustamente di esperienza. Nel bagaglio di esperienza di un giovane atleta, quando ancora l’equitazione è una passione priva di complicazioni professionali, cosa può rappresentare aver preso parte alla Coppa dei Giovani per il proseguo?

“ Specialmente a Piazza di Siena, cerco sempre di portare dei ragazzi giovani nei quali riconosco il desiderio serio e concreto e la predisposizione a portare avanti questa attività. Perché, ripeto, è già una grande esperienza per un ragazzo “giovane” entrare ed il solo partecipare.”

Ci racconta qualche dietro le quinte della squadra del Lazio: se ci sono stati dei momenti non so, simpatici, oppure di particolare emozione oppure tensione che desidera condividere con noi?

“Beh, direi che è andato tutto abbastanza bene! Solo abbiamo avuto una giovane amazzone che in prima giornata ha chiuso il suo giro riportando 8 penalità. Quando sono uscito ho incontrato il Presidente del Comitato Regione ( Giuseppe Brunetti, ndr) e l’ho visto visibilmente preoccupato. Sicché ho rassicurato anche lui, quasi prevedendo che proprio quella amazzone ci avrebbe fatto vincere la Coppa! Così è stato! Ma qui la fortuna c’ha messo anche il suo utile zampino!”

Cosa le è piaciuto di questa formazione schierata per il Lazio quest’anno, e cosa invece avrebbe desiderato di più in essa?

“ Vorrei in verità fare una valutazione in generale invece. Ossia che la Coppa dei Giovani nel complesso ha tratto giovamento da alcune modifiche apportate al regolamento. Grazie ad esse ,ad esempio, tutti e 5 i ragazzi hanno fatto parte della squadra. Non c’è stato insomma chi è rimasto fuori e questo a mio sentire è una cosa giusta per questo livello”

Quest’anno la gara ha avuto una classifica e quindi premiazione a parte per lo “stile”. Cosa ne pensa di questa novità e della cura di questo dettaglio? Forse uno stimolo in più per montare meglio?

“ Questo sicuramente. Sono molto favorevole alle gare di stile, perché gli allievi e di conseguenza gli istruttori cercano di migliorare. Vorrei però che i giudici spiegassero con maggiore puntualità cosa vogliono vedere sul campo. Parlando un po’ in giro, ho potuto appurare che quasi nessuno ha realmente compreso quali siano le aspettative dei giudici. Prima della gara, sarebbe proficuo che i Giudici spieghino nel dettaglio agli istruttori quello che vogliono!”

Lei è Chef de equipe per il Comitato Lazio da almeno tre anni, ed ha già riportato due vittorie. Le piace questo ruolo tecnico e cosa in particolare?

“ L’incarico mi piace soprattutto perché mi consente di lavorare a stretto contatto con i giovani. Faccio fatica, invece, ad affrontare tutte quelle situazioni accessorie prive di senso che a mio avviso non fanno parte dello sport, come ad esempio le lamentale che si generano a seguito delle selezioni atte a scegliere i componenti della squadra”

Avete fatto un lavoro collegiale nella sua scuderia “ I pioppi” di Campagnano con anche il supporto tecnico speciale di Giorgio Nuti. Come si è svolto e cosa avete curato nel dettaglio?

“Questo lo organizziamo tutti gli anni sia in vista di Piazza di Siena che di Verona. Se c’è Giorgio Nuti ancora meglio, come in questo caso! In primo luogo serve a tenere la squadra riunita ed a stringere tutto il gruppo per due giorni, lavorando insieme. Abbiamo fatto solo un lavoro di esercizi e niente di particolare. Cavallo in equilibrio, calma e concentrazione e serenità del cavaliere. Sembra poco, ma è già tanto!”

Dal punto di vista emotivo e psicologico per il binomio?

“Per essere sinceri, il mio contributo e supporto tecnico durante l’evento agonistico è più quello. Il lavoro di costruzione si svolge a casa, ed in gara il mio scopo è quello di tenere tranquilli, motivati, determinati i binomi e pensare a sentire il cavallo. Basta!”

Questo tipo di gara consente ai cavalieri in erba di condividere il campo con i migliori in circolazione del salto ostacoli. Cosa dovrebbero osservare e carpire i giovanissimi? In che maniera dovrebbero essere ispirati?

“ Di un cavaliere professionista bisogna valutare come si approccia alla gara, come si muove, come lavora, come organizza le fasi salienti della competizione. La mattina alle 7 i top riders sono a cavallo per un primo lavoro, alle 12 ristanno a cavallo e forse la sera fanno la gara. I ragazzi così hanno l’opportunità di capire che l’equitazione vera è una disciplina dura, fatta di sacrifici, dedizione, impegno costante, pazienza. Certo sono cavalieri bravi, di successo, campioni, hanno bei cavalli, materiale tecnico di alto livello e di grandissima qualità, ma essi suggeriscono che tutto questo non si raggiunge senza il lavoro.”