Claudia Gerini, tra Carmen Miranda e Maria Callas - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Claudia Gerini, tra Carmen Miranda e Maria Callas

Claudia Gerini, tra Carmen Miranda e Maria Callas

Non è semplice lanciarsi in un One Woman Show. Applausi per l’impegno dell’attrice romana, ma lo spettacolo in sé ha lasciato di ghiaccio il pubblico del teatro Verdi

 

Di OLGA CHIEFFI

 “Prima o poi giocherà la carta musicale”, molti lo avranno pensato guardandola nel 2003 sul palco di Sanremo, presenza femminile in coppia con Serena Autieri, destreggiarsi amabilmente tra conduzione, intrattenimento e qualche performance canora per niente male. Ancor di più furono valutate le sue acerbe, ma presenti qualità vocali nel film di Carlo Verdone “Sono pazzo di Iris Blond”, dove la Gerini interpreta il ruolo dell’inquieta e frizzante italiana emigrata in Belgio che conquista il successo proponendosi come cantante del duo “Iris Blond and the Freezer”, poi, il cd prodotto da Federico Zampaglione suo compagno e leader dei Tiromancino e l’altr’ ieri ce la siamo trovata sul palco del teatro Verdi ad interpretare ironicamente i successi di Carmen Miranda, The Lady in the tutti frutti hat, Tico Tico, Chica Chica Boom Chich, attorniata da sei ballerini animati, trasformarsi in Der Blaue Angel, scegliendo fortunatamente di cantare un suo successo americano, Falling Love Again e chiudere gli interventi canori, nei panni di Dea Dani, un omaggio alla indimenticata Monica Vitti di Polvere di Stelle, intonando la swingante “Un bacio a mezzanotte” tra due vinile con le immagini del trio Lescano. Riesce bene nel canto Claudia Gerini, ma il one woman show non può essere solo questo, deve dipanare un racconto intrigante, dominare i tempi morti, è solo dei grandissimi restare soli su di un palco intrattenendo il pubblico per oltre un’ora e mezza. Il filo rosso che cerca di legare “Storie di Claudia” è l’incontro della ragazzetta di un grande condominio romano con la donna colta, amante di tutte le arti, del teatro, del cinema, della poesia, della fotografia, della letteratura, della musica, la signorina Maria, che incanta la piccola Claudia con le sue storie sui divi del teatro e del cinema del suo tempo Gloria Swanson, Frida Kahlo, Marlene Dietrich, Greta Garbo, le insegna l’eleganza, a indossare i tacchi, a bere il rosolio, il profumo dei libri, dei ritagli di giornale, le parla dei movimenti nati sotto la dittatura nazista, della serie schoenberghiana, delle canzoni e delle suggestioni del cabaret, del jazz e della musica da ballo tedesche, delle arti visive di Otto Dix, George Grosz, Max Beckmann, che consegnavano al pubblico in quei tempi bui una visione disincantata e spietatamente critica della realtà che lo circondava. Da queste alte affabulazioni, al primo palcoscenico importante quello televisivo di Non è la Rai, specchio della superficialità degli anni ’90. Di lì il sogno del red carpet, il vestito da principessa con gioielli e diadema che spariscono allo scoccare della mezzanotte, le interviste e i servizi cinematografici, mentre è attenta a suggerire i compiti ai figli e ne cura i piccoli imprevisti di salute. La storia ideata da Giampiero Solari è autobiografica, romanzata, fantasiosa, ma sbaglia nel voler fissare anni, quasi date. La Gerini non è al liceo quando partecipa a Non è la Rai, nel 1991, aveva già vent’anni, il finale è imperdonabile. La signorina Maria, in abito da gran sera, bussa alla porta della famiglia Gerini, poiché intende portare la ormai sedicenne Claudia, alla prima romana della Traviata, canta la divina Maria Callas, la madre, ormai convinta del talento della figliola, la consegna all’agone delle scene. Cala un drappo rosso e la Gerini acrobaticamente vi si eleva, vola, come la voce della Callas, un gomitolo d’argento sull’agonia d’una burrasca, verso “Quell’amor, quell’amor che è palpito dell’universo intero”. Non c’è rispetto per il pubblico in questi sfasamenti temporali, c’è chi potrebbe credere effettivamente che la Gerini abbia mai potuto ascoltare live la Callas: l’ultima volta che la divina cantò un’opera integrale fu nel 1965, Tosca, a Londra, solo la prima, dinanzi alla Regina Elisabetta, atto finale di quel magico decennio che vide i grandissimi, dalla musica, al teatro di rivista, all’avanspettacolo, alla prosa alternarsi sui palcoscenici italiani, ben lontano dalle produzioni odierne, allora era molto diversa la trafila per poter calcare le famigerate tavole. Lungo lo spettacolo sulle spalle di una sola persona, palco vuoto e al buio in diversi momenti, in assenza di boys in carne ed ossa, ma con un bravo pianista, Daniele Pistoni che dovrebbe essere coinvolto maggiormente nell’economia dello spettacolo. Applausi solo a chiusura di performance e arrivederci, in sala cinematografica in aprile, con la Gerini protagonista in “Nemiche per la pelle”.