Cicerale il paese del Cilento che prende il nome dai suoi ceci - Le Cronache
Spettacolo e Cultura Attualità Primo piano Cucina

Cicerale il paese del Cilento che prende il nome dai suoi ceci

a cura di Annamaria Parlato

I ceci sono i semi di una pianta erbacea annua della famiglia delle Leguminose (Cicer arietinum), originaria del vicino Oriente e coltivata sin da tempi remotissimi per ottenerne una granella commestibile. I legumi della pianta sono ovali, rigonfi e pelosi, contenenti uno o due semi di color bianco-ocracei o bruni, globosi, un po’ bernoccoluti, appuntiti. Il cece viene coltivato sopratutto in Spagna, nell’Italia centro-meridionale, in Algeria e India. I semi secchi si usano nelle minestre e servono pure per ricavarne farina commestibile; essi sono molto nutrienti, contenendo il 55% circa di carboidrati ed il 20% di proteine. Nel piccolo paesino di Cicerale, a pochi chilometri dal Parco Nazionale del Cilento, che conta poco più di mille abitanti si nota subito che il cece è uno dei simboli principali del posto sin dal Medioevo perché è presente perfino nello stemma del comune sia come elemento decorativo rappresentato da una pianta di ceci intrecciata ad una graminacea, sia attraverso un’iscrizione che in latino recita: “terra quae cicera alit”, la cui traduzione è “terra che nutre i ceci”. La caratteristica più importante del cece di Cicerale è che non ha bisogno di acqua per crescere, adattandosi anche alle condizioni climatiche più difficili. Questa varietà presenta ceci rotondi, leggermente più dorati rispetto a quelli comuni, con sfumature nocciola chiaro, e dal sapore deciso. Per il suo basso contenuto di umidità si conserva per molto tempo dopo la raccolta e tende gonfiarsi notevolmente in fase di cottura. Per coltivarlo si seguono i criteri dell’agricoltura biologica, senza prodotti chimici e senza irrigazione. Quando il seme è maturo le piante secche vengono estirpate in campo e lasciate in loco ad asciugare, fino a che non sono pronte per la trebbiatura. Si appoggiano le piante su sacchi di iuta, si coprono e si battono con grossi bastoni di legno oppure si usa con una piccola trebbiatrice alimentata a mano. In seguito i baccelli vengono separati per ventilazione e infine, confezionati. Normalmente si semina a marzo ma anche a novembre e a giugno i ceci iniziano a colorarsi d’oro. Dal 2012 sono prodotti a Presidio Slow Food, amati da chef stellati e non per la loro versatilità in cucina, contenendo tante fibre ma fermentando poco. Il modo migliore per degustarli è zuccherati o in abbinamento alle lagane, un tipo di pasta tradizionale fatto a mano diffuso in varie zone della Campania oppure da lessi semplicemente fritti in olio bollente e insaporiti con del sale