L’immigrazione nella città di Cava De Tirreni è poca roba per l’amministrazione attuale e per quelle precedenti o forse si fa finta di non vedere per non incorrere in problemi che non si sa come risolvere. Negli ultimi 5 anni, molte zone abbandonate, pubbliche e private, della città di Cava De Tirreni sono state occupate, in modo abusivo da senzatetto di ogni tipo di nazionalità, compresa italiana. Nonostante l’articolo 3 della Costituzione Italiana reciti «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese» nessuna sembra curarsi nemmeno dei casi eclatanti che vengono fatti presenti dalla Stampa. Nel mese di Settembre la città metelliana rimase sorpresa nel vedere un proprio concittadino vivere nell’ex Stamperia Di Maura, situata sulla Statale 18, e, nonostante la sua storia abbia avuto una ridondanza nazionale la giunta Servalli non si è minimamente curata di capire realmente chi vivesse lì e sopratutto in che stato. Le nostre telecamere hanno varcato nuovamente l’ingresso dell’ex Stamperia trovando una situazione peggiore di quella raccontata dal cavese che prima ci viveva dentro. Al momento sembrerebbe che siano più di 20 gli abitanti dello stabile con delle regole precise di convivenza. Con un metodo rudimentale di chiusura della porta principale, un pilone di cemento che funge da contrappeso, le più famiglie che abitano il plesso capiscono se qualcuno è entrato o meno. Le tre famiglie che abitano lo stabile hanno suddiviso la struttura in quattro ali separate ed hanno cambiato le serrature di molte porte per potersi chiudere dentro ed evitare eventuali blitz delle forze dell’ordine o di semplici vandali. Ogni zona ha la sua toilette personale, fatta alzando i tombini degli scarichi fognari in disuso. Oramai la struttura è divenuta una vera e propria abitazione, tanto che, sono state montate le corde per poter stendere i panni lavati nei lavandini dove si dimetteva il colore tossico.
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