Castellabate e Sgarbi, un connubio indissolubile - Le Cronache
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Castellabate e Sgarbi, un connubio indissolubile

Castellabate e Sgarbi, un connubio indissolubile

di Giuseppe Ianni

Le grandi mostre esposte nel castello di Castellabate “Imitanda – Il mito dell’archeologia e il sogno del Gran Tour” nella Collezione Di Giaimo, in occasione della decima edizione del Premio Pio Alferano – Virginia Ippolito chiuderà il 4 ottobre prossimo. In occasione del Premio Alferano, di cui ne è direttore artistico Vittorio Sgarbi, in questa edizione 2022, furono inaugurate con serata di gala il 2 luglio nei saloni del castello di Castellabate due mostre: “Sgarbeide” di Nino Ippolito, trattata da Gian Mauro Sales Pandolfini e la grande collezione dell’antiquario Saverio Di Giaimo di Napoli con origine di Castellabate. Le due esposizione hanno avuto cortei di visitatori per tre mesi e sono state apprezzate e visitate da noti uomini di cultura che sono venuti appositamente per ammirare soprattutto la collezione Di Giaimo, unica al mondo per la qualità dei pezzi di tutto il primo Ottocento. Ancora una volta Vittorio Sgarbi ha colto nel segno con una mostra storica che è destinata a lasciare grande memoria per la rarità ed importanza dei pezzi unici esposti. Come lo stesso Sgarbi dichiarava nella presentazione, la mia passione per Castellabate ed il Premio Alferano, ogni anno mi portano ad esporre capolavori unici in questo castello che ho sempre amato, ed il rapporto indissolubile con questo posto che stuzzica la mia fantasia. Artefice dell’organizzazione del Premio e della messa a punto delle mostre e l’instancabile Santino Carta, presidente della fondazione, che da anni cura in ogni minimo dettaglio tutta la pianificazione logistica ed artistica della rinomata manifestazione. Lo stesso Santino Carta nel presentare al catalogo della mostra “Sgarbeide”, scrive: La vita quotidiana, per Vittorio Sgarbi, è epica del quotidiano, romanzo picaresco contemporaneo. Per questa mostra fotografica sulla vita di Sgarbi, scrive nella sua prefazione al catalogo Sales Pandolfini: “La considerazione della fotografia quale medium privilegiato della realtà. La fotografia è anche storia, intima e comunitaria, memoria viva, illustrazione, dettaglio svelata, studio, narrazione, sogno”. Sicuramente la mostra che è destinata a lasciare un segno, fra i grandi eventi espositivi italiani 2022 è certamente la raccolta sul Gran Tour, all’insegna dell’imitatio antiquitatis, cosi come denominata da Vittorio Sgarbi. Lo stesso Sgarbi scrive sul catalogo di presentazione:” Tra le tante tradizioni che la storia ci ha lasciato in eredità, quella del Gran Tour è certamente tra le più appassionanti, foriera com’è di suggestioni, di memorie, di connessioni e di rimandi, attivi anche a distanza di secoli”. Infatti la mostra presenta opere pittoriche, vasellame, calchi in gesso e soprattutto bronzi statuari di rara bellezza. Opere universali provenienti dalla più grande ed importante fonderia napoletana come Chiurazzi, che per tre secoli ha prodotto capolavori bronzei, oggi presenti nei principali musei d’Europa e monumenti equestri nelle piazze di tutto il mondo. Infatti molte opere esposte sono della storica Fonderia Chiurazzi, che possedeva nei suoi depositi della gipsoteca oltre duemila calchi in gesso di capolavori delle sculture classiche universali, come: il Dorifero, il Discobolo, l’Ercole Farnese, il Laocoonte e tanti altri capolavori di tutti i musei d’Italia. Lo scrivente, in visita alla Fonderia Chiurazzi nel 1981, potè ammirare la lavorazione della patinatura che gli artisti stavano dando alla copia bronzea del Ratto di Proserpine di Gian Lorenzo Bernini, accompagnato dall’avvocato Chiurazzi, ultimo discendente, che mi fornì un accurata spiegazione dell’opera in esecuzione. Saverio Di Giaimo, parlando di Castellabate, sua terra natale, del mito di Licosa, fra mille fantasie della sua infanzia, lui felice in questa terra antica, poi gli studi classici, l’inizio delle collezioni di antichità e poi la storia torna ad essere vita in questa esposizione nel turrito castello. Così Di Giaimo con animo palpitante di sensibile ammiratore e studioso del mondo antico, ci parla con le sue opere di Pompei, Ercolano, Paestum, Cuma ed altri luoghi fantastici, artefici della riscoperta di un passato classico, visto con occhi di pittori, cesellatori ed abili scultori che, dell’epopea Borbonica delle grandi scoperte, lasciarono di questo tempo, un biglietto da visita per il nostro patrimonio inestimabile e carico di un pathos, che ancora fa viaggiare l’Italia dei Beni Culturali nel mondo.