Caso Pagliara, respinta l'archiviazione. In 14 rischiano il processo - Le Cronache
Cronaca

Caso Pagliara, respinta l’archiviazione. In 14 rischiano il processo

Caso Pagliara, respinta l’archiviazione. In 14 rischiano il processo

Quottordici medici rischiano di finire a processo per il decesso del professore Nicola Pagliara (a destra). Il Gup del Tribunale di Salerno, Piero Indinnimeo, non ha disposto la richiesta di archiviazione del procedimento per omicidio colposo su richiesta del pubblico ministero Paternoster. In accoglimento dell’opposizione presentata dall’avvocato Gino Bove, legale del fratello Vincenzo Pagliara e del figlio Armando Pagliara, è stata fissata l’udienza preliminare per il 7 ottobre. In questa data il Gup dovrà decidere se archiviare definitivamente il caso, se disporre nuove indagini o ordinare al pm di disporre l’imputazione coatta che è in pratica l’anticamera del rinvio a giudizio (ma le persone coinvolte nell’inchiesta potrebbero chiedere di essere giudicate attraverso un rito alternativo). Da sottolineare che il pm Paternoster aveva chiesto l’archiviazione dell’inchiesta nel giugno scorso. Richiesta alla quale si è immediatamente opposto l’avvocato Gino Bove. Per il decesso del prefessore Nicola Pagliara, fratello dell’oculista Vincenzo, sono indagati 14 camici bianchi dell’ospedale San Leonardo. Dopo l’accettazione con codice verde al pronto soccorso, il professore Nicola Pagliara era stato trasferito presso il reparto di Osservazione Breve e poi di Medicina Interna. “Mio fratello fu ricoverato in seguito ad un caduta-racconto il fratello Vincenzo. Poi dopo alcuni giorni di diagnosi incerta il medico di turno rileva un’infezione da pseudomonas con broncopolmonite”. In una prima fase si era pensato ad un’ipertermia maligna, a causa dei picchi febbrili elevati; poi la dispnea, per la sospensione dei farmaci che da sempre il soggetto assumeva. Infine, la morte inspiegabile. I familiari della vittima, in particolare il fratello ed il figlio, chiesero immediatamente chiarimenti dopo il decesso anche perché si parlò di una possibile infezione nosocomiale. L’autopsia fu effettuata dal medico legale Amedeo Maiese.