Casalesi negli appalti dell’Ato3. L'approfondimento - Le Cronache
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Casalesi negli appalti dell’Ato3. L’approfondimento

Casalesi negli appalti dell’Ato3. L’approfondimento

Chiesti i domiciliari per il deputato Fi, Carlo Sarro e per 12 indagati

Gli arrestati: Oltre ai politici, arrestati anche Giuseppe Fiontana di Casapesenna, Pio del Gaudio di Caserta, Orlandoe Antonio Fontana di Caserta, Francesco e Gino Martino di Casapesenna, Silvano Monaco di Santa Maria capua vetere. Nei guai anche Bartolomeo Piccolo di Casapesenna, Lorenzo Piccolo di Casapesenna. Chiesto poi l’arresto per Carlo sarro di Napoli e nel mirino della Dda Angelo Polverino di Caserta e dell’ex senatore dell0’area vesuviana nord Tommaso Barbato. Un’intera classe dirigente finisce sotto accusa

 

L’approfondimento. E’ un intreccio tra politica e imprenditoria contigua alla mafia casalese, finalizzato all’assegnazione di appalti per lavori per decine milioni di euro nei servizi idrici, quello su cui la DDA di Napoli ha fatto luce con una inchiesta che ieri ha portato il gip del capoluogo campano a chiedere alla Camera gli arresti domiciliari per il deputato Carlo Sarro (Forza Italia), a cui viene contestato il reato di turbativa d’asta. Altre 12 ordinanze d’arresto sono state notificate dal Ros dei Carabinieri ad altrettante persone tra cui l’ex sindaco di Caserta Pio Del Gaudio (Forza Italia), l’ex senatore dell’Udeur Tommaso Barbato (candidato non eletto nel centrosinistra nelle recenti elezioni regionali in Campania) e l’ex consigliere regionale Angelo Polverino (Pdl), già coinvolto in altre inchieste su mafia e politica. Sarro, componente della Commissione Antimafia e vicepresidente della Commissione Giustizia, secondo gli inquirenti, in veste di commissario straordinario dell’Ato3 Sarnese-Vesuviano, ente che gestisce i servizi idrici tra le province di Napoli e Salerno, avrebbe turbato il regolare svolgimento di una gara di appalto indetta dalla Gori Spa in favore di alcune ditte riconducibili alla fazione Zagaria del clan dei Casalesi. In questa assegnazione si sarebbe fatto ricorso ai criteri di somma urgenza. A Sarro non si contesta l’aggravante mafiosa. “Desta in me sconcerto ed amarezza vedere il mio nome trascinato in una simile situazione”, ha detto Sarro aggiungendo che “al fine di prevenire qualsiasi tipo di strumentalizzazione politica, ho rassegnato le dimissioni dalla carica di Commissario liquidatore dell’Ente d’Ambito Sarnese Vesuviano ed ho rimesso al partito gli incarichi politici da me rivestiti”. Il parlamentare di Forza Italia, secondo i pm titolari dell’inchiesta (Sirignano, Maresca, Giordano e D’Alessio; coordinati dal procuratore Colangelo e dall’aggiunto Borrelli), sarebbe finito sotto ricatto da parte del referente imprenditoriale di Zagaria, Giuseppe Fontana (anche lui arrestato). La DDA ha spiegato, in una nota, che Fontana, mediante l’intercessione di Giovanni Cosentino e Maria Costanza Esposito, rispettivamente fratello e moglie dell’ex parlamentare Nicola Cosentino, “ha tentato di ottenere dall’on. Carlo Sarro, l’assegnazione di un grosso appalto bandito dall’ente rappresentando altresì l’intenzione, qualora la sua richiesta non fosse stata esaudita, di denunciare lo stesso Sarro poiché destinatario di una tangente di 2,5 milioni di euro”. “Il gip – prosegue la nota – ritiene che si sia accertato che Sarro, con la complicità di Lorenzo Piccolo e Antonio Fontana (gli imprenditori arrestati a cui sono andati alcuni lotti dell’appalto da quasi 32 milioni), abbia turbato il regolare svolgimento della gara d’appalto bandita dalla Gori”. Su Sarro, il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, ha ricordato di aver “segnalato al responsabile Anticorruzione dell’ente che la nomina di Sarro all’Ato era incompatibile con l’incarico di deputato: noi possiamo solo fare un’azione di stimolo e questa – ha aggiunto – è una patologia della norma”. Nell’inchiesta della Dda napoletana sono accusati, invece, di finanziamento illecito e corruzione con l’aggravante mafiosa, per aver intascato da un imprenditore vicino al clan Zagaria soldi per le campagne elettorali, Del Gaudio e Polverino, entrambi finiti in carcere. In particolare, secondo l’accusa, Polverino avrebbe ricevuto da Giuseppe Fontana 20mila euro per le Regionali del 2010 (fu poi eletto), mentre Del Gaudio avrebbe preso 30mila euro sempre da Fontana per le amministrative del 2011, poi vinte. L’imprenditore, in cambio, avrebbe ottenuto la promessa di appalti, impegno non concretizzatosi tanto che Fontana, è emerso, ha anche tentato di riprendersi i suoi soldi. Arresto anche per Tommaso Barbato, ex senatore ed ex consigliere regionale Udeur, protagonista, a Palazzo Madama, dello sputo al collega Nuccio Cusumano, quando quest’ultimo annunciò di votare la fiducia a Prodi contrariamente all’indicazione del suo gruppo. Secondo gli inquirenti, aveva rapporti molto stretti con Francesco Zagaria (deceduto), marito di Elvira, sorella di Michele. Tra il 2001 e il 2005, quando era responsabile regionale del settore acque, ha affidato il 45% dei lavori, per un totale di 23 milioni di euro, a ditte di Casapesenna. L’imprenditore Francesco Martino, emerge dall’ordinanza, in un interrogatorio del gennaio 2014 riferisce di aver portato a casa di Barbato una somma di 15-20 mila. Sempre Martino parla di una somma di 105mila euro data a Barbato per un altro appalto. Oltre ai soldi l’ex consigliere regionale chiedeva di assumere persone sue nelle aziende degli imprenditori collusi per il tornaconto elettorale. Tra gli indagati ci sono anche un carabiniere e un finanziere che avrebbero rivelato a Giuseppe Fontana notizie riservate relative all’indagine su Nicola Cosentino e il fratello Giovanni, ottenendo in cambio svariati favori, tra viaggi e posti di lavoro per parenti. Dall’inchiesta è emerso anche il “giallo” di una pen drive trovata nel bunker di Michele Zagaria al momento dell’arresto, poi scomparsa e forse tornata nelle mani del clan in cambio, presumibilmente, di 50.000 euro pagati a un poliziotto non identificato.

Il deputato presidente della commissione Antimafia ha rimesso tutti i suoi incarichi nelle mani del partito
Negli ultimi anni ha caratterizzato il suo impegno politico in particolare sul fronte dell’ abusivismo edilizio schierandosi, con proposte di legge e posizioni pubbliche, per la sanatoria degli abusi di necessità e la riapertura dei termini per il condono edilizio. Carlo Sarro, il deputato per il quale è stata inviata una richiesta di arresti domiciliari alla Camera dai pm della Dda di Napoli per turbativa d’asta, è alla sua seconda legislatura in Parlamento (in quella precedente è stato nelle file di Palazzo Madama), ed eletto a marzo del 2013 nella circoscrizione Campania 2 nelle liste di Forza Italia. E’ componente della Commissione Parlamentare Antimafia e vicepresidente della commissione Giustizia di Montecitorio. Dopo la richiesta di arresti domiciliari, Sarro ha subito rimesso i propri incarichi nelle mani del partito e in quelle del gruppo parlamentare Avvocato amministrativista, 56 anni, originario di Piedimonte Matese, in provincia di Caserta, Sarro fino a oggi è stato commissario straordinario dell’Ato 3 (Sarnese-Vesuviano), ente d’ambito che gestisce i servizi idrici in una vasta zona delle province di Napoli e Salerno. Anche da questo incarico si è dimesso in seguito al coinvolgimento nell’inchiesta della dda coordinata dai pm Cesare Sirignano, Catella Maresca e Giordano Sul suo ruolo come Commissario dell’Ato 3 erano emerse perplessità già nei mesi scorsi. Lo ha ricordato oggi il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, che ha reso noto che l’Anac aveva “segnalato al responsabile Anticorruzione dell’ente che la nomina di Sarro all’Ato era incompatibile con l’incarico di deputato: ma noi – ha aggiunto Cantone – possiamo solo fare un’azione di stimolo, non abbiamo capacità di intervento in materia e questa è una patologia della norma” Anche Movimento 5 Stelle aveva preso posizione sul ruolo svolto da Sarro: attraverso il deputato Luigi Gallo, aveva inviato all’Autorità anticorruzione, un esposto sulla incompatibilità del deputato evidenziando, inoltre, “i continui rincari dell’acqua a spese dei cittadini”. “Sono e resto Garantista. Ma sono altrettanto fiero di averli avuti tutti contro allorquando si impossessarono di FI a Caserta tramite la senatrice Rossi che volle commissariare il partito. Dicevano a Berlusconi che ero mezzo pazzo. Lucida follia!!”. Lo scrive, sul suo profilo Facebook, il senatore Vincenzo D’Anna, vicepresidente del gruppo Gal, commentando così l’inchiesta della DDA di Napoli che ha visto il coinvolgimento, tra gli altri, dell’ex sindaco di Caserta Pio Del Gaudio, dell’ex consigliere regionale Angelo Polverino, dell’ex senatore Tommaso Barbato e del deputato Carlo Sarro.
Valeria Cozzolino