Caos San Matteo, dopo sette anni si chiude il processo: 18 condanne - Le Cronache
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Caos San Matteo, dopo sette anni si chiude il processo: 18 condanne

Caos San Matteo, dopo sette anni  si chiude il processo: 18 condanne

di Pina Ferro

Salerno. A distanza di sette anni si chiude il primo grado del processo per il caos scoppiato nel giorno della processione di San Matteo: alla sbarra c’erano 19 tra cittadini e portatori accusati di turbativa di funzione religiosa e vilipendio di un ministro del culto (all’epoca monsignor Moretti.
Il pm Francesca Fittipladi aveva chiesto due anni di reclusione a testa tranne che per Raffaele De Martino, il capo paranza della statua di San Giuseppe per il quale era stata avanzata istanza di assoluzione. Per lui i giudici hanno stabilito per il proscioglimento. Condannato a 9 mesi di reclusione Raffaele Amoroso, Consolato Esposito 8 mesi di reclusione, Domenico Alfieri 6 mesi; quindi 4 mesi a Riccardo De Angelis, Palmerino Oliva, Rossella Pullo, Gianluca Mutarelli, Antonio Amati, Mario Barra, Maria Rosaria D’Agostino, Giovanni Di Landri, Carlo Cuoco, Gerardo De Simone. E ancora 4 mesi per Mario Ferrara, Veronica D’Agostino, Antonio Simone, Guglielmo Pagano e Gianluca Vitale. Molti capi di imputazione a carico dei coinvolti sono caduti.
Secondo le accuse, gli imputati non avrebbero rispettato gli accordi presi con la Curia che aveva vietato le soste al Comune e alla Guardia di Finanza: soste effettuate ugualmente dai portatori delle statue e che, per la procura, avrebbero condizionato l’andamento della processione incitando i cittadini a fischiare e lanciare invettive contro l’allora arcivescovo Luigi Moretti.
Per questo motivo tra gli imputati non ci sono solo alcuni componenti delle paranze, ma anche semplici cittadini che gridarono all’indirizzo dell’arcivescovo (che aveva voluto la processione del patrono più sobria e con regole precise come stabilito dalla Conferenza episcopale della Campania) insulti del tipo «vai via» ed altri epiteti ancora più pesanti e spintoni. Nel capo di imputazione d’origine venivano contestate le giravolte nei luoghi in cui tra il 1996 e il 2002 avvennero tre omicidi di camorra: le giravolte della statua di San Matteo in piazza Portanova dove fu ucciso Berardino Grimaldi; sul Lungomare di Salerno dove fu ammazzato il fratello Lucio Grimaldi; all’altezza di via Velia, la strada che porta a piazza Portarotese, dove in un circoletto di via Vernieri fu ucciso Lucio Esposito.