Call center della droga. In quindici vanno a processo - Le Cronache
Giudiziaria Salerno

Call center della droga. In quindici vanno a processo

Call center della droga.  In quindici vanno a processo

di Pina Ferro

Avevano posto in piedi un call center per ricevere le richieste di dosi di stupefacente che poi provvedeno a consegnare attraverso dei fattorini.

Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Salerno, Pietro Indinnimeo, ha disposto il giudizio immediato per i 15 componenti dei due gruppi che avevano monopolizzato lo spaccio di droga a Salerno, con basi operative nel Rione Petrosino e Calcedonia.

Rifornivano l’intera provincia di cocaina, eroina e meta- done, che nelle conversa- zioni telefoniche diventavano “bianco”, “scuro” e “sciroppo”.

Spesso lo stupefacente era adulterato e quindi pericoloso per gli assuntori. Il prossimo 5 febbraio, dinanzi ai giudici della terza sezione penale compa- riranno: Rosario Chiorazzi, Vincenzo Copina, Massimo Di Domenico, Virginia Fortunato, Guido Errico, Anto- nio Fuoco, Fabio Grimaldi, Giovanni Lucich, Alessan- dro Maiorano, Laura Napoletano, Gerardo Pastore, Vincenzo Pisapia, Marco Russomando, Rosario San- toro, Vincenzo Senatore. Tutti furono arrestati lo scorso 23 settembre su ordine di custodia cautelare richiesto dal sostituto procuratore Elena Guarino ed eseguita dagli uomini della squadra mobile di Salerno.

A capo del gruppo deol rione Calcedonia vi era Fabio Grimaldi che principalmente “prendeva le prenotazioni telefoniche”. A capo del gruppo del rione Petrosino, invece, c’era Gerardo Pastore.

Tra i destinatari del provvedimento0 restrittivo compare anche Antonio Fuoco noto per aver picchiato fino ad uccidere la cagnolina Chicca. Alcune cessioni avvenivano direttamente al domicilio di tossicodipendenti ristretti in regime di arresti domiciliari. Per non essere scoperti, la prenotazione della sostanza stupefacente era effettuata utilizzando un linguaggio in codice.

Per sgominare i due sodalizi sono state determi- nanti le intercettazioni telefoniche, nella quali vengono captate le conversazioni fatte con un linguaggio criptico che è stato decifrato dagli investigatori. Decisivi per ricostruire il quadro indiziario sono stati i pedinamenti dei “falchi” che hanno documentato i viaggi dei fattorini e le consegne, individuando anche le piazze di spaccio.

Un servizio “no stop” grazie al cambio di turno e allo scambio di cortesie tra i pusher-fattorini che si passavano le consegne