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Caldoro generoso con la Fondazione Ravello fa infuriare Nicola Landolfi: «Rapina a mano armata»

di Marta Naddei
Quattro milioni di buoni motivi per essere infuriati. Sono quelli che la Regione Campania ha dato al Pd ed a Sel finanziando la Fondazione Ravello, il presidente è il capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta. Sugli scudi, il segretario provinciale del Partito democratico di Salerno, Nicola Landolfi che invoca l’intervento di «Procura» e «Corte dei conti» per il ritiro dell’atto, contro quella che definisce «una rapina a mano armata». Secondo il segretario del Pd, partito cui fa capo anche il sindaco di Ravello Paolo Vuilleumier che ha commentato con estrema soddisfazione il corposo stanziamento di fondi da parte della governo regionale, con questo atto il presidente della Campania, Stefano Caldoro, con questo finanziamento ha messo in atto una specie di «controllo in house di partito. Una cosa di inaudita e assoluta gravità». Tutto questo mentre «i campani continueranno a crepare negli ospedali pubblici – prosegue sdegnato Landolfi – i pendolari a stare alle fermate per ore senza trasporti pubblici, la povera gente a soffocare nella “terra dei fuochi”, mentre Caldoro impunemente, continuerà a mortificare la Campania, finanziando una Fondazione presieduta da Brunetta!». Il segretario Pd è deciso: la battaglia contro questa decisione deve andare avanti e «la gravità della vicenda deve essere sollevata ad ogni livello perché si tratta di uno scandalo nazionale».
Sulla stessa scorta la posizione della segreteria regionale di Sinistra Ecologia e Libertà che con il suo deputato e segretario campano Arturo Scotto, che ribadisce come ci sia uno scompenso di priorità. «La Regione, con grande rapidità riesce a trovare i soldi per Brunetta – afferma Scotto – mentre da mesi i trasporti pubblici vanno lentamente verso il disastro.Tuttavia, noi continuiamo a domandarci come sia possibile che un leader politico di rilievo nazionale possa presiedere una Fondazione che si regge quasi esclusivamente sui contributi pubblici». Si tratta – conclude Scotto – «di un gigantesco conflitto di interesse che va rimosso al più presto».