«Basta infangare il nome di mio padre» - Le Cronache
Attualità Salerno

«Basta infangare il nome di mio padre»

«Basta infangare il nome di mio padre»

Vincenzo Senatore

Rabbia nelle parole e delusione negli occhi. E’ così che si presenta Emilio Alfieri, figlio di Matteo “O Crapariello”, storico capo paranza di San Matteo. E’ da qualche anno che sente associare la figura del suo papà a quella di un delinquente solo perché gli amici di una vita, durante la processione del santo patrono di Salerno, dedicano a suo padre un sentito omaggio. “La statua del santo – rivela Emilio – veniva fatta girare all’altezza della Villa Comunale, in corrispondenza della panchina sulla quale è morto mio padre. Un omaggio sentito da tutta la comunità dei portatori verso un uomo che è stato esempio di devozione e laboriosità”. Uno schiaffo alla famiglia, invece, le polemiche di qualche anno fa poi uscite di nuovo fuori in questi giorni. “Ho ascoltato e letto cose vergognose – dice – fango sulla figura di mio padre e sulla nostra famiglia, uno schifo. Ma questa gente non si informa prima di dire certe cose? Non conosce la storia di Salerno e gli uomini che l’- hanno rappresentata? Non chiede in giro informazioni sulle persone?”. Tutte domande che per troppo tempo sono rimaste senza risposta. “Papà era una persona eccezionale, e non lo dico solo io che sono ovviamente di parte ma basta chiedere in giro, un grande genitore, un lavoratore serio e scrupoloso, come tutti i suoi ex colleghi del porto sanno, e uno straordinario devoto verso la figura di San Matteo”. Inevitabilmente il pensiero corre ai tempi in cui Emilio era bambino “e ricordo che scendevo da via Monti per vedere la processione e per me papà, che era sempre al comando della paranza di San Matteo, era un idolo”. Oggi Emilio è capo paranza di San Giuseppe mentre i fratelli fanno parte della squadra di portatori di San Matteo. “Sono tradizioni che vanno avanti da una vita e che si tramandano di generazione in generazione – racconta – e solo chi ignora la storia di questa città e non ha sensibilità umana può fare così schifo da chiamare camorrista mio padre e altri come lui”. Eppure Emilio, mettendo da parte la rabbia, ha cercato di trovare una spiegazione. In omaggio a quello spirito caritatevole che gli ha trasmesso il padre. “Lui era molto rispettato da tutti e forse per questo si è voluto equivocare, ma quel rispetto lo ha conquistato con la devozione e la capacità di proporsi come esempio per gli altri”.