Aveva parte dell’intestino perforato - Le Cronache
Cronaca Attualità

Aveva parte dell’intestino perforato

Aveva parte dell’intestino perforato

Pina Ferro

Operato d’urgenza a seguito della perforazione di parte del tratto intestinale, detenuto muore al Ruggi. Ora sarà l’inchiesta della magistratura ad accertare cause e responsabilità del decesso del 50enne Aniello Bruno, di Angri, detenuto nella casa circondariale di Fuorni. Sono stati i familiari, attraverso il legale Pierluigi Spadafora a rivolgersi alla Procura chiedendo che venga fatta chiarezza. Aniello Bruno era detenuto nel peniteziario salernitano nella sezione alta sicurezza (gia in carcere, nell’ottobre scorso, era stato destinatario, nello scorso ottobre, di un ordine di custodia cautelare per delle estorsioni poste in atto insieme ad altri soggetti nel nome del clan Galasso – Fontanella). Secondo quanto ricostruito dalla famiglia, il 50enne, lo scorso 24 marzo, era stato accompagnato, dagli agenti, al pronto soccorso dell’ospedale di via San Leonardo perchè accusava dei forti dolori allo stomaco. I camici bianchi dopo averlo sottoposto ad una ecografia hanno dimesso il detenuto che tornato in cella ha continuato a stare male. Le sue condizioni sono progressivamente peggiorate al punto che alla vigilia di Pasqua non è riuscito neppure a portare a termine il colloquio con la moglie che era andata a trovarlo. La donna lo ha trovato molto sofferente, ma quando ha chiesto agli agenti notizie sullo stato di salute del marito, pare che questi non abbiamo voluto soddisfare gli interrogativi posti. Nel corso della giornata di Sabato Santo le condizioni di Aniello Bruno sono peggiorate ulteriormente al punto da rendersi necessario, intorno alle 19, un nuovo ricorso ai medici del pronto soccorso del Ruggi. Giunto in ospedale e, sottoposto alle indagini diagnostiche necessarie ad accertare la patologia alla base di quei dolori all’addome, i medici hanno disposto l’immediato trasferimento in sala operatoria. La siagnosi era di perforazione di parte dell’intestino. Purtroppo la tempestività d’intervento dei chirurghi non è servita a salvare la vita all’uomo. La famiglia del detenuto ha anche segnalato il fatto di essere stati contattati dal carcere solamente dopo il decesso. Nessuno aveva provveduto ad avvisare la moglie dell’intervento chirurgico in corso su suo marito. Immediatamente dopo la denuncia presentata dal legale della famiglia di Aniello Bruno, la salma è sata bloccata e posta a disposizione dell’autorità giudiziaria che nella giornata di oggi dovrebbe disporre l’esame autoptico e notificare a quanti hanno avuto in cura l’uomo l’iscrizione sul registro degli indagati.