Aveva in casa 53 chili di hashish - Le Cronache
Cronaca Attualità Giudiziaria

Aveva in casa 53 chili di hashish

Aveva in casa 53 chili di hashish

Pina Ferro

Nascondeva in un ripostiglio 51,300 chilogrammi di stupefacente. Con l’accusa di detenzione ai di spaccio è stato ammanettato Luigi Iannone 27 anni di Salerno, già noto alle forze dell’ordine per reati legati alla droga e non solo. Ad assicurare l’uomo alla giustizia sono stati i carabinieri della compagnia di Salerno agli ordini del maggiore Pietro Rubbo, unitamente ai militari dell’unità cinofila di Sarno. Nel corso di specifici controlli anti-droga, effettuati anche a carico di soggetti noti per avere precedenti specifici, i carabinieri hanno effettuato una perquisizione presso l’abitazione di Cappelle Superiori (frazione di Salerno) di Luigi Iannone. Qui ai cani è bastato poco per segnalare la presenza di stupefacente. L’attenzione delle unità cinofili è stata rivolta soprattutto ad uno stanzino, di piccole dimensioni, adiacente all’appartamento in cui vive il 27enne. Dopo aver invitato il giovane ad aprile la porta di quel ripostiglio, i carabinieri si sono ritrovati di fronte ad un vero e proprio deposito di stupefacente. Suddivisi in panetti da 500 grammi ciascuno ben 51,300 chilogrammi di hashish. I panetti sono stati sottoposti a sequestro unitamente alla somma di 2.000 euro, verosimile provento di spaccio. Al termine dell’espletamento delle formalità di rito Iannone è stato tradotto presso la casa circondariale di Fuorni e posto a disposizione del- l’Autorità giudiziaria. Nei prossimi giorni il pubblico ministero Giusti convaliderà l’arresto e ascolterà Luigi Iannone. Intanto, proseguono le indagini da parte dei carabinieri per accertare la provenienza dello stupefacente e, a chi fosse destinata. Visto l’ingente quantitativo di hashish rinvenuto è ipotizzabile che Iannone stesse custodendo la droga per conto di qualche sodalizio criminale che gestisce le piazze di spaccio a Salerno e che addirittura possa fornire anche altri gruppi presenti sul territorio della provincia di Salerno. Ipotesi rafforzata dal precedente specifico di Luigi Iannone. Questi, infatti nel 2013 fu ammanettato insieme, tra gli altri, a Ugo Corsini, Michele Degli Angiolo, Vincenzo Furno. Raffaele Iavarone, Carmine Maisto, Emilio Ciaglia, Paolo Oronzo Marseglia. Tutti appartenevano al sodalizio posto in piedi da Corsini e dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Rapina alle prostitute e nel gruppo di Corsini

Era il settembre del 2015 quando Luigi Iannone fu ammanettato dai carabinieri con l’accusa di rapina ai danni delle prostitute. L’arresto, da parte dei carabinieri della compagnia di Salerno, avvenno in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Salerno. Iannone fu ritenuto re- sponsabile di due rapine a mano armata, messe a segno nei mesi di settembre e ottobre del 2014, presso l’abitazione di due prostitute straniere. Precedentemente, nel 2013 Luigi Iannone era finito nuovamente in carcere, ammanettato dagli uomini della Squadra Mobile di Salerno. Nel corso di quella operazione furono 23 le persone finite in carcere ed ai domiciliari. In particolare fu sgominato un sodalizio che faceva capo a Ugo Corsini. Quest’ultimo era riuscito a mettere in piedi un gruppo articolato nel quale pregiudicati ed incensurati, rivestivano ruoli precisi ed alle volte intercambiabili, dal finanziamento per l’accaparramento delle ingenti partite di droga, alla custodia dello stupefacente, dal trasporto alla vendita all’ingrosso destinata ai principali pusher della città e della provincia (in particolare Pontecagnano e Castel San Giorgio). Una consorteria criminale particolarmente radicata sul territorio, nata in contiguità con il clan Stellato (Corsini è il cugino di Giuseppe, fratello di Donato, trucidato in un agguato dinanzi il tribunale) per contrastare l’egemonia del gruppo di Ciro D’Agostino in città. Era lo stesso Corsini, che gestiva personalmente tutti i contatti con l’ausilio di tre figure di spicco: sua mo- glie Angela Petringola, Paolo Oronzo Marseglia ed Emilio Ciaglia. La donna, all’arresto del marito, aveva assunto la gestione diretta del sodalizio, eseguendo le direttive che le venivano impartite dal carcere, dove l’uomo si trovava dal 18 dicembre del 2012.