Auditorium, l’ira del direttore Battista: «Era già pronta la bozza della convenzione» - Le Cronache
Attualità Salerno

Auditorium, l’ira del direttore Battista: «Era già pronta la bozza della convenzione»

Auditorium, l’ira del direttore Battista: «Era già pronta la bozza della convenzione»

Erika Noschese

Amarezza e delusione. E’ questo lo stato d’animo che caratterizza gli studenti, i docenti e il direttore stesso del Conservatorio Martucci di Salerno dopo la decisione del Comune di affidare l’Auditorium al teatro Verdi. Una scelta, quella dell’amministrazione comunale, che giunge come un fulmine a ciel sereno . A parlare di «presa in giro» è il direttore del Martucci, Imma Battista.

Direttore, il Conseratorio ha perso l’affidamento dell’Auditorium.

«Sono stata avvertita di una giunta che si è tenuta e che aveva come ordine del giorno “Auditorium ex Umberto I-via De Renzi-teatro Verde comunale G.Verdi Salerno provvedimenti” ed è stata per me una doccia fredda perchè negli ultimi sei mesi l’impegno del conservatorio era stato costante e incalzante. Dopo le dichiarazioni del sindaco, per mezzo di Ermanno Guerra, circa l’affidamento dell’Auditorium al Conservatorio, stavo chiudendo la petizione, dichiarando la vittoria ma non l’ho fatto per scaramanzia. Abbiamo poi preparato una bozza di convenzione nella quale abbiamo esplicitato quelli che potevano essere il nostro supporto poiché c’era stato esplicitamente chiesto di evidenziare i costi di gestione a supporto del Comune. Presentiamo la bozza di convenzione, chiesta con fretta e urgenza, ma ci viene bocciata; ne presentiamo un’altra e ci viene bocciata nuovamente fin quando non chiediamo un incontro all’ufficio tecnico. Quest’incontro ci viene concesso ma annullato per ben due volte, a distanza di 15 giorni. Ieri mattina (venerdì per chi legge ndr) vengo a sapere di questa giunta e mi precipito in Comune dove vengo a sapere che era stata anticipata alle 9.30 e avverto la Consulta studentesca che mi raggiunge al Comune ma non troviamo nessuno se non un assessore ed il capo ufficio staff. La delibera dice cose assurde: l’Auditoium viene dato al Conservatorio, poi corretto con “annesso“ ma è vergognoso, sembra quasi una conquista territoriale, la colonizzazione. Con un progetto artistico assolutamente improponibile per un teatro che non esiste. Si, perchè il teatro Verdi, giuridicamente, non esiste e questo la città non lo sapevo. Io sono andata a vedere i contenuti: un teatro che fa le masterclass non si è mai visto, le fa il Conservatorio o le università e le nostre masrerclass sono gratis per gli studenti».

Direttore, ora cosa avete intenzione di fare? Avviare nuove azioni?

«No, non ho fatto nessuna azione di fatto perchè alla luce di quanto saputo è seguito un malumore fortissimo da parte di tutto il Conservatorio e la consulta studentesca, su mia autorizzzione, ha deciso di eseguire il concerto della sera (venerdì sera ndr), quello che avevamo regalato alla Soprintendenza in occasione della festa della Musica, in abito da sera ma con il lutto al braccio perchè per loro, perdere l’Auditorium era una sorta di lutto dopo aver visto morire le loro speranze. In chiesa, anche io e i docenti avevamo la fascia al braccio. Non era prevista la presenza del sindaco ma c’è venuto e c’è stato un dibattito acceso perchè io ho iniziato a raccontare in pubblico quello che era successo».

Qual è il vostro stato d’animo attuale?

«Il nostro stato d’animo e nero. Io personalmente, mi sono sentita presa in giro, proprio come direttore del Conservatorio perchè io rappresento un’istituzione di alta formazione. Nessuno può permettersi di prendere in giro il direttore di un Conservatorio che ha fatto le sue cose in regola. E’ mancare di rispetto alle istituzioni». Intanto, è fissato per lunedì alle 17, un nuovo incontro tra il sindaco Napoli ed il direttore Imma Battista. «L’unica possibilità che io vedo – ha dichiarato infine il direttore – è che questa delibera venga annullata senza mezzi termini e senza interpretazioni libere perchè si deludono le aspettative di tutto un Conservatorio e noi soldi non ne abbiamo chiesti, anzi ne abbiamo dati».