Antonio Florio: un “Panda” buono per amico - Le Cronache
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Antonio Florio: un “Panda” buono per amico

Antonio Florio: un “Panda” buono per amico

Con “Antonio” Florio, alias Panda Toti, era in atto, da anni, un piccolo gioco, andato avanti con spirito e simpatia e grande leggerezza. Abbiamo scherzato da sempre, ma in fondo, l’immagine simbolica di questo animaletto in via di estinzione,con la quale lo avevo identificato,  per me stava a significare l’essenza di un uomo buono di altri tempi, con valori e principi concreti, in via di estinzione.

di Giulia Iannone

In queste ore si susseguiranno sicuramente i ricordi del maestro, del musicista, del compositore del figlio d’arte. Io sono certa che l’arte, prima di mostrare l’estro e la creatività, disegna e mette in luce l’uomo. Ho conosciuto Antonio Florio circa 18 anni fa, mi è stato presentato da Olga, poiché divenuto il suo compagno di vita. La prima impressione che ho avuto di lui, è che assomigliasse ad un panda, lo dissi subito a gran voce, e “Tonino” reagì con una risata, leggendo tra le righe di quel paragone, la tenerezza e la gentilezza di una ragazza come me, che in fondo in fondo, voleva rendere più familiare una persona appena conosciuta, che è stata allo scherzo, per anni, fino a farsi chiamare sempre, scherzosamente “Panda Toti”, come fosse un personaggio pelouche. Un uomo gentile, che guardava negli occhi l’interlocutore, cedeva il passo ad una donna, correva subito se un amico si trovava in difficoltà, andava di persona a portare le parole importanti. Questo per sottolineare la familiarità, ma tra i tanti valori positivi della figura umana, posso segnalare la generosità, la bontà, la pazienza, l’umanità, l’ironia. In molte occasioni che si sono susseguite nella nostra frequentazione davvero costante, per via della mia amicizia, con Olga, non posso non menzionare episodi di grande umanità: è sempre corso in soccorso della mia famiglia, nel giorno della scomparsa di mia madre ha fatto di tutto per essere presente al funerale fuori Salerno, guidando spericolatamente sull’autostrada per giungere in orario e non far mancare la partecipazione, la presenza, un concetto di altri tempi, di una cultura concreta, che vuole la partecipazione e la presenza fisica, come un appoggio morale ed emotivo. Un modo per dire sempre “sono qui” . L’ho trovato sempre accanto ad Olga, nel giorno della presentazione del mio libro a Tor di Quinto, sempre con il vento tra i capelli e la camicia scompigliata per via della gran velocità per giungere puntuale, ha soccorso mio padre, senza esitazione, standogli accanto tutta la sera al pronto soccorso, per via di una spalla lussata e lo ha fatto senza far pesare la cosa nei giorni e negli anni a venire. Ci sono stati i momenti lieti, il momento della festa, con il piacere della buona tavola, del buon vino, del dolcetto, del piacere di assaggiare la mia frittata di maccheroni, i piccoli rustici al prosciutto da me preparati. Abbiamo riso, abbiamo festeggiato, abbiamo parlato, e qui c’è ancora il limoncello che gli avevo preparato, e che a causa del Covid, non gli è stato consegnato. Abbiamo poi visto il panda tramutarsi in chef, alle prese con i fornelli, a suo agio con le polpette fritte, con la pasta di sapore napoletanissimo “Allardata”, abbiamo parlato di uova fritte, di pane fritto, di pasta a vongole e delle famose patate tagliate con la mandolina, per le quali era presa una tale fissazione, da dover poi far scomparire la mandolina stessa! Da panda chef a panda marinaio, a panda che suona il sax, da panda che vuole il caffè nel pomeriggio, che non arriva mai, panda zig zag, panda rally, per la sua guida naturale e spontanea, grazie alla quale ogni meta è apparsa raggiungibile, a panda acquario che ama la millefoglie per il compleanno, fino a panda compositore, che per realizzare un arrangiamento può stare sveglio le ore pur di accontentare tutti gli amici, i parenti, i conoscenti, gli allievi, a panda che corre velocissimo per ascoltare una banda in festa di questo o di quel paese. Non so scrivere il finale di questo ricordo, perché non ho capito come se ne vanno i panda, specie se hanno un grande cuore. Un piccolo gioco ed un piccolo scherzo, che il Maestro Antonio Florio, mi ha consentito di portare avanti per 18 anni, fino a quando oggi non mi è stato detto “il panda è finito, il panda non è più”, ma non se ne estinguerà il bel ricordo, gioioso e simpatico di questi anni.