Analizzati 29 fiumi campani, di questi 17 sono risultati inquinati - Le Cronache
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Analizzati 29 fiumi campani, di questi 17 sono risultati inquinati

Analizzati 29 fiumi campani, di questi 17 sono risultati inquinati

di Monica De Santis

Sono 17 i punti risultati fortemente inquinati o inquinati in Campania, dieci di questi riguardano le foci dei fiumi. E’ quanto emerge dal report di Legambiente su 29 punti analizzati dai volontari di Goletta Verde,lungo le coste della Campania, 16 foci di fiumi e 13 punti a mare. Solo 12 punti campionati rientrano nei parametri di legge. I monitoraggi lungo le coste che Goletta Verde effettua vanno ad integrare il lavoro svolto dalle autorità competenti. Le analisi di Goletta Verde hanno un altro obiettivo: andare ad individuare le criticità dovute ad una cattiva depurazione dei reflui in specifici punti, come foci, canali e corsi d’acqua che sono il principale veicolo con cui l’inquinamento generato da insufficiente depurazione arriva in mare. Le analisi, eseguite da laboratori sul territorio campano rivelano che, negli anni, i punti critici, soprattutto nelle foci dei fiumi, sono spesso gli stessi, e questo indica che poco è stato fatto per migliorare la depurazione. La presenza di batteri di origine fecale è un marker specifico di inquinamento dovuto da scarsa o assente depurazione. I punti fortemente inquinati riguardano 10 foci dei fiumi la foce del Fiumarella a Mondragone (Caserta), la foce Regi Lagni e la foce del Lago Patria a Castel Volturno (Caserta), il canale Licola a Pozzuoli (Napoli), la foce del Sarno tra Torre Annunziata e Castellammare di Stabia (Napoli), la foce del Reginna Minor a Minori (Salerno), la foce del fiume Piacentino tra Salerno e Pontecagnano Faiano (Salerno), la foce del Tusciano tra Pontecagnano Faiano e Battipaglia (Salerno), il canale di scarico a Marina di Eboli (Salerno) e la foce del Solofrone tra Capaccio e Agropoli (Salerno). I 2 punti a mare risultati fortemente inquinati sono la spiaggia a sinistra della foce dell’Alveo Volla a S. Giovanni a Teduccio a Napoli e il tratto di mare di fronte al Lagno Vesuviano ad Ercolano. Tra i punti risultati inquinati ci sono la foce del Savone a Mondragone (Caserta), il tratto di mare di fronte alla foce del Rivolo Neffola a Sorrento (Napoli), la foce del torrente Asa a Pontecagnano Faiano (Salerno), la foce del Rio presso via Posidonia a Capaccio (Salerno) e la spiaggia fronte Rio Arena tra Castellabate e Montecorice(Salerno) .“Ancora una volta ci troviamo di fronte ad una situazione preoccupante, anche se, purtroppo, non ci coglie di sorpresa – dichiara Mariateresa Imparato, Presidente Legambiente Campania”. A Salerno i punti fortemente inquinati sono la foce Reginna Minor sul lungomare a Minori, la foce del fiume Piacentino tra Salerno e Pontecagnano Faiano, la foce del Tusciano tra Pontecagnano Faiano e Battipaglia, il canale di scarico a Marina di Eboli e il Solofrone tra Capaccio e Agropoli. La foce del torrente Asa a Pontecagnano Faiano, la foce del Rio presso via Posidonia a Capaccio e la spiaggia di fronte al Rio Arena tra Castellabate e Montecorice, sono risultati inquinati. Entro i limiti di legge la spiaggia di fronte al Rio Caca Fave a Villammare a Vibonati, il mare di fronte alla foce del Rio presso la spiaggia a Caprioli a Centola, la foce del fiume Testene ad Agropoli, la foce Capo di Fiume a Torre di Paestum Licinella a Capaccio, la spiaggia presso via Mantegna e la foce del fiume Irno sul lungomare Clemente Tafuri a Salerno.Solo in 3 dei 17 punti risultati oltre i limiti di legge i tecnici volontari della Goletta verde hanno trovato il cartello con un divieto di balneazione mentre solo in 3 dei 29 punti monitorati era presente il cartello informativo sulla qualità delle acque, obbligatorio per legge da diversi anni.Continua la disattenzione e disinformazione nei confronti dei cittadini e delle cittadine da parte delle istituzioni anche perché 9 dei punti risultati oltre i limiti di legge non vengono campionati dalle autorità competenti, risultando quindi dei tratti di costa abbandonati, e 7 dei punti sempre oltre i limiti risultano addirittura balneabili, nonostante spesso ci si imbatta in corsi d’acqua inquinati che attraversano spiagge potenzialmente fruibili dai bagnanti ignari del pericolo.“Da 35 anni Goletta Verde fornisce un’istantanea puntuale per mettere in evidenza le criticità e la poca attenzione posta sulla tematica della mancata depurazione dei reflui. Il trattamento delle acque reflue è un passaggio fondamentale per assicurare la salute e la protezione dell’ambiente, ed è uno degli strumenti attraverso il quale attuare una gestione razionale e sostenibile delle risorse idriche – dichiara Katiuscia Eroe, Portavoce di Goletta verde. Non dimentichiamo che due delle quattro procedure di infrazione europee si sono tramutate in condanne e che ora stiamo pagando multe salatissime per il mancato adeguamento alla direttiva europea sui reflui, risorse che si potrebbero usare per l’efficentamento dei sistemi depurativi e per mettere in campo azioni risolutive per la drammatica situazione degli scarichi abusivi”. Anche quest’anno il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo dal 1984 anni, il Conou garantisce la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale: lo scorso anno in Campania il Consorzio ha recuperato 9.877 tonnellate di questo rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente, 5.556 tonnellate solo nella provincia di Napoli. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché grazie alla filiera del Consorzio, può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 98,8% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti. Un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa. “Continuare il nostro impegno nella tutela dell’ecosistema, compresa la preservazione dello stato di salute delle acque, rappresenta per il Conou e la sua Filiera un imperativo quotidiano che sposa appieno la mission ambientale del Consorzio”, spiega il Responsabile Conou Coordinamento Area Nord Ovest, Maurizio Arcidiacono. “Oggi siamo chiamati tutti, senza indugio, a fare in modo che la natura e le sue ricchezze restino un bene comune disponibile per le future generazioni; questo si chiama sostenibilità”. Il Consorzio non solo evita la dispersione nell’ambiente del lubrificante usato, cioè un rifiuto pericoloso, ma al 100% lo rigenera dandogli nuova vita; e questo si chiama Economia Circolare realizzata. Dal 1984 il Conou ha raccolto oltre 6 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato: il 99% degli oli usati sono oggi avviati a rigenerazione, un risultato che fa del Consorzio una Eccellenza in Europa”