Aliberti: «Salvezza da dedicare ad Enzo, Peppe, Ciro e Simone» - Le Cronache
Salernitana

Aliberti: «Salvezza da dedicare ad Enzo, Peppe, Ciro e Simone»

Aliberti: «Salvezza da dedicare  ad Enzo, Peppe, Ciro e Simone»

di Enzo Sica

SALERNO – Avrebbe potuto scrivere con la sua Salernitana in serie A, della quale era presidente, già 23 anni fa una grande pagina di storia con una salvezza che quella squadra avrebbe meritato ampiamente ma nell’ultima partita, a Piacenza, sfuggì la vittoria e quel pareggio finale condannò la squadra alla retrocessione.. Rammarico? Rabbia? Interrogativi che si mescolano anche ai sentimenti ed ai quali il presidente Aniello Aliberti cerca di rispondere con la consueta pacatezza. «Diciamo entrambe le cose, forse soprattutto rabbia ma parliamo di epoche diverse, situazioni irripetibili oggi, proporzionate a quel campionato nel quale, di fatto, ci eravamo salvati ma che poi alcuni fattori che non voglio ricordare non ce lo hanno permesso». E domani, presidente, invece questa Salernitana potrebbe per la prima vita nella sua storia in serie A raggiungerla quella salvezza sfuggita proprio il 23 maggio del 1999 «E glielo auguro di cuore. La sua lunga rincorsa verso la quartultima posizione è stata eccezionale, le squadre che la precedevano hanno rallentato molto permettendo ai granata sono stati bravi ad approfittarne, ad essere costanti ed a crederci anche quando la situazione sembrava del tutto compromessa» Alla salvezza, presidente, ci credeva anche quella squadre della stagione 1998 – 1999 ma che, poi purtroppo, rimase al palo quando pochi se lo aspettavano? «Certamente è così, Ricordo che la squadra che avevamo costruito aveva grandi potenzialità per centrare la salvezza. All’epoca non c’erano squadre cuscinetto, il livellamento era totale. Noi con quella squadra, poi, puntavamo a non soffrire viste le grandi potenzialità umane. E lo dico senza retorica: eravamo forti e per salvarsi mancava davvero poco. La trasferta di Piacenza, l’ultima, fu approcciata bene, con la consapevolezza che potevamo centrare l’obiettivo.. Però…..però alcune cose non andarono per il verso giusto.  Mandarono a dirigere la partita un arbitro a fine carriera e, senza fare del vittimismo, dobbiamo dire che ci penalizzò enormemente con alcune decisioni non convincenti. Purtroppo il calcio è questo e restano ancora tanti dubbi sul mancato raggiungimento di quella salvezza» Parliamo del presente. Domenica contro l’Udinese questa Salernitana avrà una grande opportunità di centrare quell’obiettivo. Non crede, presidente Aliberti? «Ma si, la Salernitana ha davvero la strada spianata, diciamo decisiva per raggiungere l’obiettivo. L’Udinese è già salva, è chiaro ma certamente giocherà la sua partita per mettere in difficoltà la squadra granata. Penso anche alla grande spinta del pubblico che ci sarà. Va anche detto che il Cagliari si trova due punti dietro per cui dovrà vincere a Venezia sperando in un risultato negativo della Salernitana.  Una cosa  non facile visto che i veneti, già retrocessi. vorranno salutare la serie A in bellezza. Dunque…» Il cammino della Salernitana è stato eccezionale in questo campionato, almeno nella seconda parte della stagione. Quali sono state le armi vincenti? «Penso che il lavoro del direttore Sabatini a gennaio sia stato importantissimo. Ha messo a disposizione di un bravo tecnico come Nicola una squadra con calciatori che con il passare delle giornate si sono amalgamati molto bene. Le prime sconfitte dopo l’arrivo di Nicola non hanno fatto certamente rallentare quella crescita che è stata costante. E poi, come ho già detto, le squadre in corsa per la salvezza hanno rallentato ma i granata sono stati bravi e hanno mantenuto il loro ritmo  rendendosi conto che quei margini per salvarsi c’erano tutti. E recuperare ben dieci punti al Cagliari non era davvero facile» Da quando non viene all’Arechi? Forse domenica sarebbe stata, magari, una buona occasione per poter ritornare. Non crede?» «Guardi sono diciassette anni che non metto piede allo stadio. Una mia scelta che non rinnego. Penso però che, forse, anche un invito da parte della nuova società ad assistere alla partita lo avremmo meritato. Io avrei ringraziato ma non sarei venuto pur apprezzando il gesto. Sono convinto, però, che questo invito lo avrebbero dovuto estendere anche agli eredi di altri presidenti che si sono succeduti negli anni ma che hanno scritto la storia di questa società. Poi vorrei aggiungere, me lo lasci dire, una pensiero a cui ci tengo particolarmente. Se arriverà la salvezza, come sono convinto,  spero che sia dedicata ai quattro ragazzi morti nel treno di ritorno dalla trasferta di Piacenza. Fu quella una pagina dolorosa che tutti non dimenticheremo mai» Giusta considerazione, presidente Aliberti, e speriamo che il suo collega Iervolino, una persona molto sensibile, possa pensarci. Anzi le chiedo: che consigli darebbe, da presidente a presidente, a Iervolino? « Non ha bisogno di consigli o suggerimento un grande imprenditore come lui che ha avuto tanto coraggio nel rilevare la Salernitana.. E’ vero, ha avuto solo piccole esperienze nel mondo del calcio fino ad ora ma sono sicuro che farà bene. Diciamo che la Salernitana è in buone mani, con un futuro certamente roseo» Sui tifosi granata, presidente Aliberti, un pensiero finale. «Non ci sono aggettivi per definirli. La loro è una malattia per la squadra del cuore che si estrinseca sia all’Arechi che in trasferta. Lo hanno dimostrato proprio quest’anno con presenze eccezionali in ogni stadio dove era impegnata la Salernitana. E’ una passione che non tramonterà mai, sembra che vadano in campo sempre loro, con quella loro spinta, con quell’attaccamento che fa moltiplicare le forze ai calciatori in campo. E poi ditemi voi il calcio senza pubblico cosa è’?»