Chiede chiarimenti sui rapporti tra la politica e la magistratura Pasquale Aliberti, ex sindaco di Scafati che attraverso i suoi canali social, scrive al governatore De Luca per affrontare il tema dei rapporti tra la politica e la giustizia che, a suo dire, devono trovare una visione comune. “La notizia dell’arresto del sindaco Pd di Eboli, subito dopo aver indossato la fascia tricolore, mi ha scosso e mi ha fatto rivivere come un dejà vu, fatti, nomi e immagini di questi anni, quelli precedenti e contemporanei al processo Sarastra che mi vede imputato – ha scritto Aliberti – Anni che hanno contribuito a trasformare una persona nel suo riflesso sbiadito, distrutto una famiglia in un puzzle da rimettere insieme e una dignità integra in una dignità annientata”. Aliberti ricorda poi il pm Montemurro, “colui che ha guidato le indagini a mio carico dal 2012 e che, in più di un’occasione è apparso tra i relatori di convegni e incontri organizzati dal Pd. E poi ho pensato al Procuratore Capo Roberti, persona eccellente e di grande moralità, prima protagonista del processo Gambino e poi europarlamentare del Pd e ancora componente, con lei, dell’esecutivo della Regione Campania con delega alla legalità”. Per l’ex sindaco, di fatti, si tratta di un segnale forte, “di quelli che sa dare Lei Presidente, per far capire il suo pugno fermo e il suo rigoroso e impeccabile rispetto delle regole e poi, nella sequenza dei frame che si sono susseguiti nella mia testa è stata la volta del Procuratore capo Lembo, il cui figlio, pubblicamente amico di suo figlio onorevole Piero DeLuca, lo abbiamo visto aspirante alla poltrona di sindaco a Campagna per il Pd”. Una serie di personalità di spicco che accomunano le due vicende giudiziarie, come il giudice Sgroia. “Le motivazioni le ricorda? Il mio potere condizionante di incantatore di serpenti sia attraverso i social, sia per il ruolo di Consigliere Regionale di mia moglie, purtroppo all’opposizione con un potere decisionale pari a zero, anche perché il presidente incorruttibile era lei – ha detto ancora – E poi c’è questa vicenda, capitata all’indomani dell’insediamento del sindaco, (fratello proprio di quel Presidente del tribunale del riesame di Salerno che sancì la mia carcerazione) che riguarda la corruzione, l’abuso d’ufficio, il condizionamento sull’esito di concorsi pubblici. Dovrà essere lui il sindaco facente funzioni di un sindaco arrestato”. Aliberti punta poi l’attenzione sul direttore generale del consorzio interfarmaceutico comunale Francesco Sorrentino interdetto dai pubblici uffici per un anno: “Un concorso dove tra l’altro è stato assunto anche l’ex dipendente del compariello del presidente del consiglio di Scafati. Come può notare è un cronaca dei fatti che non lascia tanto spazio all’immaginazione. E’ tutto un alternarsi e intersecarsi di nomi, sicuramente casuale, che si muovono tra il Palazzo della Giustizia e le stanze della politica: se la legge lo consente, a volte può entrare in gioco anche la inopportunità”. Aliberti si conferma garantista, nonostante il “giustizialismo senza tregua che ha subito con scritte violente di uomini del Pd, il giorno del mio arresto, sulle pareti del Comune e della Chiesa madre: ù”Sei un camorrista”. Nonostante le manette, il carcere. Fuorni, Sulmona, di nuovo Fuorni e gli arresti domiciliari sulla neve a Roccaraso, e poi in Calabria e poi a Nocera fino al termine delle amministrative, lontano dagli affetti e dai miei figli, Rosaria oggi diciottenne e Nicola, quattordicenne continuo a fare la mia battaglia nelle aule giudiziarie, rispetto ad un processo indiziario in cui i testi dell’accusa sono la maggioranza dell’attuale consiglio comunale: mi creda, si perde la dignità”.
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