“Ha ragione Ragone, lavorammo tre anni per creare un ambiente unico in cui doveva sorgere la struttura del Sea park”. Dopo le parole di Ragone tocca ad un altro operaio rivelare quanto è successo in quegli anni all’ex Ideal Standard. “Il periodo è quello -afferma Alfonso Maiorano, 55 anni- dal 2000 al 2003”. Come funzionava il lavoro? “Eravamo divisi in due gruppi di 30/40 persone, divisi in altrettanti turni di lavoro. Ci fu ordinato di abbattere le mura, i bagni, i servizi igienici, oltre che alle tubature. Inoltre ci fu ordinato di buttare tutte nelle vasche, nelle cisterne e nei canali dove passavano i vagonetti. Poi noi stessi provvedemmo a coprire con il cemento e creare un maxi pavimento. In queste zone c’è seppellito di tutto. Ferro, materiale di risulta e naturalmente tutto ciò che era amianto legato ai forni, nella coibentazione di tubi di areazione, di trasmissione, di acqua e di vapore. Ma anche come copertura del tetto, compreso nella zona in cui era stato installato il forno dedicato alla ricottura dei “pezzi ritoccati e riparati. Senza contare continua Maiiorano che anche nei vagonetti c’era amianto, così come nelle corde di separazione dei vagonetti all’interno del forno”. Alfonso Maiorano era un addetto alla colatura. “La mattina lavoravano i pezzi con un prodotto che poi sarà giudicato tossico. Si chiamava talco e dovevano spolvere i pezzi per la rifinitura prima di un altro passaggio. facevano tutto con le mani, senza protezione (tipo guanti) e mascherine. Solo successivamente ci diedero dei contenitori che venivano riempiti con questo materiale e lo spruzzavamo suglie lementi”. Alfonso Maiorano ha lavorato dall’89 al 99 all’Ideal Standard. Purtroppo le sue condizioni di salute non sono ottimali. “Troppi compagni di lavoro sono morti in questi anno, l’ultimo pochi giorni fa. Noi vogliamo la verità: sapere che materiale di lavoro ci hanno fatto maneggiare senza controlli nè ci hanno dato le giuste protezioni. Eppoi c’è questa storia del materiale che è stato sotterrato, molto del quale fatto di amianto”. Ed in effetti non si conosce nemmeno eventiali effetti devastanti sul terreno e che fine hanno fatto i pozzi di acqua che alimentavano le esigenze della lavorazione. Un’autentica polveriera pronta ad esplodere con il pesante fardello di una 60na di morti e Dio sa solo quanti ammalati.
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