Alba spagnola con la Filarmonica Salernitana - Le Cronache
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Alba spagnola con la Filarmonica Salernitana

Alba spagnola con la Filarmonica Salernitana

Domattina il fuoco della musica iberica per il concerto più atteso della LXVIII edizione del Ravello Festival. Sul podio ci sarà Jordi Bernàcer, al pianoforte Javier Perianes

Di OLGA CHIEFFI

Alle 5 di domani, sarà ancora una volta l’Orchestra Filarmonica Salernitana Giuseppe Verdi, diretta da Jordi Bernàcer, che rincontrerà a Caserta per sostenere Placido Domingo, il 22 agosto, a salutare l’alba, ospitando il pianista Javier Perianes, sulla ribalta della LXVIII edizione del Ravello Festival. Sarà un’alba di fuoco quella che vivremo, dopo la lunga attesa notturna, con un programma imperniato interamente sulla musica di carattere spagnolo. S’inizierà con la Sinfonia caratteristica spagnola tratta dall’ opera di Saverio Mercadante “I due Figaro”, un bizzarro sequel delle Nozze di Figaro, di cui ritroviamo i personaggi principali (Figaro, Susanna, Almaviva, la Contessa e Cherubino) più tre nuovi: Torribio (un altro servo del Conte), Plagio, un poeta alla ricerca di un soggetto, e soprattutto Inez. La pagina è caratterizzata dall’invenzione melodica brillante e la scrittura raffinata; si apre con un tema di fuga, la cui elaborazione contrappuntistica porta ad un primo tema dal gusto tipicamente “spagnolo” introdotto dai legni, cui ne seguirà un secondo presentato insieme con gli archi; le atmosfere distese si evolvono in scenari drammatici, abilmente disegnati anche grazie all’impiego sapiente dei timbri orchestrali e dell’invenzione ritmica. Seguirà l’Isaac Albéniz della Suite espanola op. 47, datata 1886, otto brani, ispirati ai ritmi e alle danze iberiche, Granada, Cordoba, Sevilla, Càdiz, Asturias, Mallorca, Cuba e Castilla, in cui la sua scrittura, pur escludendo il virtuosismo, presenta alcuni caratteri tipici quali l’imitazione del suono delle chitarre ottenuto con la caduta alternata degli avambracci e il raddoppio a due ottave di distanza di una melodia in registro acuto. Questa suite ha un leitmotive che è il cante hondo, termine che comprende i più puri e antichi strati della tradizione flamenco. In quasi tutti i brani s’incanala questo sentire, dove hondo sta per profondo e il suo contenuto rivela il senso tragico della vita. Si prosegue con Manuel De Falla e le sue Noches en los Jardines de Espana del  1915. I valori coloristici dell’orchestra vengono potenziati dal virtuoso impiego del pianoforte il cui timbro si fonde mirabilmente con l’ordito sonoro degli altri strumenti. Il primo movimento “En el Generalife”, antica residenza dei re mori nelle vicinanze di Granada, è un notturno dai profumi lussureggianti quasi africani, “Danza lejana” giunge all’orecchio come una melodia portata dal vento, ora più forte, ora più tenue, mentre  “En los jardines de la Sierra de Córdoba”, si scatena un rutilante giuoco di timbri dai colori accesi che accentua appassionatamente i dettagli del paesaggio per spegnersi nel silenzio della notte. Si continuerà con El Amor Brujo di Manuel De Falla. Dopo l’energico attacco orchestrale, Introduction y Escena (Introduzione e scena), in cui al pianoforte, al flauto, all’ottavino e all’oboe è affidato un motivo dal carattere ossessivo, il tremolo degli archi gravi fa da introduzione al successivo brano En la cueva, che esprime le inquietudini causate dall’atmosfera notturna. In questo clima inquieto, accentuato dalla scansione delle ore ad opera dei due flauti, del pianoforte e della prima fila dei primi violini, si erge il canto della zingara di Granata, Candelas, che intona la sua Canción del amor dolido. Il senso di terrore diventa ulteriormente più intenso nel brano successivo El aparecido, con l’apparizione dello spettro la cui immagine, delineata dal tema della tromba formato, sparisce immediatamente con le veloci folate del pianoforte, del flauto e degli archi, lasciando, tuttavia, sopravvivere un seguito di stati d’animo angosciosi provocati dal ricordo inquietante degli amori defunti che, nella Danza del terror, si personalizzano. La donna cerca di porre rimedio a questi incubi ricorrendo alla magia, rappresentata da un etereo motivo affidato alle trombe nel successivo brano El circolo magico. Finalmente è Mezzanotte e i rintocchi battuti dal pianoforte ricordano che è il momento opportuno per iniziare i sortilegi; la Danza rituel del fuego, per cacciare gli spiriti malvagi può così iniziare con i suoi ritmi ancestrali e quasi “barbarici”, a cui seguono i motivi orientaleggianti dell’oboe nella Escena successiva. Nei sortilegi interviene anche il fuoco e segue una pantomima i cui personaggi diventano il malinconico violoncello e il dolce oboe. La Danza del juego dell’amor costituisce un ultimo momento di inquietudine con le cupe sonorità orchestrali prima che la gioia si possa finalmente liberare in Las campanas del amanecer. Qui le campane annunciano la fine delle tenebre, l’incantesimo è, finalmente, sciolto e l’amore può così trionfare. Chiusura dedicata ancora a Manuel De Falla con due danze da “El sombrero de tres picos”, Los vecinos, i vicini appunto riuniti al mulino che ballano una seguidilla su un ritmo di 3/8, a rendere l’atmosfera felicemente alterata di una serata andalusa, e la “Danza del molinero”, in cui esplode il realismo contadino in questa amabile farruca.