Accusata di stalking, punta il dito contro il suo ex - Le Cronache
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Accusata di stalking, punta il dito contro il suo ex

Accusata di stalking, punta il dito contro il suo ex

di Pina Ferro 

E’ stata condannata ad un anno e sette mesi di reclusione per stalking ai danni dell’ex convivente. Ora la donna, una rumena, che non ha neppure beneficiato della pena sospesa, attraverso l’avvocato Leopoldo Catena ha presentato istanza di Appello ai giudici del Tribunale di Lagonegro. Vittima dello stalking è Biagio Camerota di Atena Lucana. Mentre l’imputata è Mihaela Saic.
Nel ricorso presentato ai giudici di secondo grado la donna, attraverso il difensore, ha evidenziato alcuni aspetti dell’intera vicenda non considerati nel cordo del dibattimento di primo grado. Secondo le accuse mosse dall’uomo a suo tempo la donna avrebbe posto in essere diverse azioni tese a danneggiare il suo ex convivenre: danneggiamento auto, aggressioni fisiche, pedinamenti, appostamenti e non ultimo una una testata che Mihaela Saic avrebbe dato a Biagio Camemerota procurandogli un trauma contusivo all’occhio. Il difensore ha evidenziato tra le altre cose che nel corso del  giudiziodi primo grado “la maggior parte dei testi siano persone che transitino nella sfera delle conoscenze del Camerota e che conoscevano la Saic Mahaela considerandola la tipica ragazza straniera straniera “rumena” fuori da qualsiasi contesto sociale e civile. Tale circostanza, viene confermata dal fatto che l’unica teste a discarico della Saic, tale teste  che avrebbe potuto dare una interpretazione dei fatti completamente diversa da come rappresentata dal Camerota Biagio, non viene sentita a causa della sua irreperibilità”. Evideziato anche il fatto che l’uomo puntualmente si recava, tutte le mattine, presso il bar dove la sua ex lavorava ed ha continuato a farlo anche quando questa ha cambiato bar e datore di lavoro.  Pare che lo stesso abbia anche dato appuntamento alla ex a casa e che gli stessi si salutassero baciandosi come sarebbe facilmente evidenziabile dai sistemi di sorvglianza presenti nella zona. Insomma, per il difensore, se è pur vero che la donna in qualche modo abbia potuto porre in essere episodi di stalkin va anche sottolieato che l’uomo non lesinava di mettere in atto provocazioni e creare situazioni che hanno dato poi origine a quanto si sarebbe successivamente verificato. Ora saranno i giudici di secondo grado ad esprimersi in merito alla luce di quanto evidenziato dall’avvocato Catena.