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«A Sgarbi non hanno spiegato che il Crescent è solo a metà»

Il comitato “no Crescent” ha diffuso un comunicato stampa dopo le esternazioni del critico d’arte Vittorio Sgarbi in occasione della sua visita a Salerno per la cerimonia di accensione delle Luci d’artista 2013. «Non è la visita guidata nel cantiere di Santa Teresa, organizzata dall’amministrazione comunale per “convincere” Vittorio Sgarbi a cambiare opinione sul Crescent, a destare scalpore. Neppure la piroetta di Sgarbi sul fabbricato da egli definito “spaventoso ministero sovietico”, “una delle dieci opere più brutte del mondo”, sorprende più di tanto. Né stupisce che Bofill, definito dall’eccentrico critico d’arte “esponente del post-modernismo più Kitsch, erede di Iofan, l’architetto prediletto di Stalin”, sembra ora aver ben individuato le colonne doriche come elemento architettonico che meglio ricorda i templi di Paestum e meglio “contiene” la massa del caseggiato. Quello che sconcerta è che nessuno ha spiegato a Sgarbi che quanto finora costruito rappresenta poco più della metà del manufatto e dell’intero comparto edilizio. Chissà quante centinaia di colonne doriche posticce dovranno ancora essere assemblate per “coprire” una colata di cemento che non ha precedenti? E chissà le vernici dorate che dovranno adoperarsi per tinteggiare le colonne in modo da rievocare bene sul litorale cittadino la grandezza degli antichi templi della Magna Grecia? Sconcerta pure che la visita organizzata abbia interessato anche la piazza, crepata come noto in significativi punti. Forse nessuno ha informato il critico che la piazza è sottoposta da tempo a sequestro giudiziario. Lo stesso perito della Procura, professor Augenti, nella sua relazione ha spiegato agli inquirente che è un azzardo aver consentito in passato, e consentire oggi, accessi in un luogo che è crollato per il solo “peso proprio”. Incuranti di tutto, la visita è stata portata a termine, anche in quella piazza che presenta come caratteristica “un enorme motivo a pianta di marijuana a decorarne il centro”, come scriveva qualche tempo fa il critico di Ferrara che ora “ad arte” sembra cambiare idea . Eppure chiosava Sgarbi: «Si dovrà “fumare”, e molto, per non vederne lo sfregio». Cosa dobbiamo dedurne?