A Paestum si ricomincia da Riccardo Muti - Le Cronache
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A Paestum si ricomincia da Riccardo Muti

A Paestum si ricomincia da Riccardo Muti

Nell’ incantevole cornice dei Templi, il Maestro eseguirà l’Eroica di Ludwig Van Beethoven alla testa dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, per il progetto “Le Vie dell’Amicizia

Di Gaetano Del Gaiso

Il  5 luglio, l’incantevole presidio magno-greco del Parco archeologico di Paestum ospiterà il maestro Riccardo Muti per il “Concerto dell’amicizia 2020”, in luogo del quale dirigerà la “Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore, op. 55 – “Eroica” di Ludwig Van Beethoven con la partecipazione dell’”Orchestra Giovanile Luigi Cherubini”, che vanta tre corni di scuola salernitana Paolo Reda, GianPaolo Del Grosso e Giovanni Mainenti, che si uniscono al figlio d’arte della docente di percussioni del Conservatorio di Salerno, MariaGrazia Pescetelli, Simone Di Tullio, e dell’Orchestra Sinfonica Nazionale Siriana ai cui ranghi si unisce, conferendo un profondo ed eloquente respiro contemporaneo all’epos beethoveniano più rivoluzionario, Aynur Doğan, giovanissima performer Curda di origini turche con all’attivo ben sette album in studio e featuring di tutto rispetto. Il concerto, dedicato a Hevrin Khalaf e afferente al progetto “Le Vie dell’Amicizia”, encomiabile fatica di promozione e di divulgazione della materia musica in alcuni dei luoghi più importanti della storia antica e contemporanea propugnata dal maestro Muti e dal Ravenna Festival, arriva in un momento in cui comincia ad avvertirsi, sempre più, il disperato bisogno di donare nuova linfa vitale al deciduo frutice della cultura italiana e internazionale a seguito del tristo apostrofo nero abbozzato dalla diffusione della pandemia da Covid-19, contribuendo parzialmente a costruire un argine al tracollo economico che sta ancora interessando il settore musica, spettacolo e cultura da un mese di  Febbraio che sembra sia accaduto lo scorso anno. Per i biglietti, infatti, è possibile rivolgersi direttamente alla segreteria del Ravenna Festival, non essendo stato ancora un allestito un canale preferenziale per la diffusione degli stessi. Quattro mesi di doloroso travaglio che pare non abbiano generato alcun provvedimento realmente significativo in termini di supporto burocratico e finanziario ai lavoratori dello spettacolo, della cultura e della musica, che, riunitisi sotto il vessillo dell’hashtag #iolavoroconlamusica, alle idi di Giugno strofinano fra le mani i sassolini di una amara coroncina invocando l’intercessione di un governo che pare abbia dimenticato di quanto le arti rappresentino per questo meraviglioso e contraddittorio paese. Sebbene ancora poche notizie siano trapelate dalle istituzioni coinvolte nella costruzione di questo “ponte di fratellanza attraverso l’arte e la cultura fra la perla del deserto, Palmira, e l’antica Poseidonia”, il concerto sembra erigersi a solida realtà nel piatto e vitreo ventre dell’incertezza che accompagna questi giorni oscuri – un po’ come il campanile che sorge maestoso dal lago di Resia -, patrocinando la diffusione del suo importante messaggio anche attraverso il coinvolgimento dei mezzi RAI, che saranno presenti, in loco, pronti a riprendere l’esecuzione di uno degli episodi musicali più rappresentativi ed eseguiti dell’epoca napoleonica: dagli iconici colpi che ne sanciscono l’esordio, agli struggenti e melancolici dibattiti fra archi e oboe nella marcia funebre sino al giocondo e leggero pizzicato che introduce  all’allegro molto del finale, la terza sinfonia del compositore tedesco ci guiderà in un viaggio alla scoperta dei suoi intenti più aggregativi e reazionisti suscitati in lui dal sovvenire di  colui che ‘cavalca lo spirito del mondo’, che però disattenderà le aspettative del trentenne rampollo di Bonn che dedicherà, in ultima istanza, le pagine della sinfonia al principe Lobkowicz, che per primo ospitò l’esecuzione di questa immensa opera di artigianato musicale.