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«Non possiamo più vivere così»
«Costretti a scappare dalle nostre stesse case». Mauro Domenico, residente nell’abitazione proprio di fronte all’impianto, ha raccontato la sua esperienza a margine dell’iniziativa pubblica svoltasi ieri. Cosa accade quando l’impianto è attivo? «Praticamente quelle volte che l’impianto è andato in funzione abbiamo dovuto tenere le finestre chiuse a causa dell’aria irrespirabile, c’erano proprio fumi acri» Ci sono quindi criticità obiettive. «I disagi che ci crea sono enormi. In alcuni casi anche rumori eccessive facevano addirittura tremare le case. Un’aria irrespirabile». Avete registrato casi particolari? «Alcune volte ci sono state anche delle esplosioni abbastanza forti. Ci siamo messi paura. Siamo usciti anche fuori di casa e ce ne siamo andati. Un paio di volte abbiamo dovuto evacuare d’urgenza le nostre case». Soluzioni? «O evacuare tutta l’area di Case rosse e zone limitrofe, o l’impianto va smontato, perché le due cose insieme non possono stare. Un impianto di quella portata messo in un centro urbano, con bambini, anziani che vivono proprio a ridosso dell’impianto, non è assolutamente concepibile La soluzione bisogna trovarla per forza: o con questi incontri o dobbiamo vedere cosa fare. Così com’è, la situazione non può esistere. Così non possiamo vivere». Sei residente qui sin da quando è iniziato l’iter per la realizzazione dell’impianto «Sì. E prima abbiamo sottovalutato la cosa perché sono stati furbi. L’impianto è stato montato nel giro di pochi giorni, a cavallo tra luglio e agosto, quindi quando c’è meno affluenza di persone. E’ stata fatta una furbata, ma noi non sapevamo che sarebbe stato un impianto di biomasse. Dicevano che avrebbero dovuto fare un capannone, ma mai avremmo pensato che la creazione finale sarebbe stata un mostro del genere».