Voti e appalti ai clan, chiesti 10 anni - Le Cronache
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Voti e appalti ai clan, chiesti 10 anni

Voti e appalti ai clan, chiesti 10 anni

Pina Ferro

SCAFATI – Politica e camorra: chiesti 10 anni e mezzo di carcere per i tre imputati che hanno chiesto il giudizio abbreviato. Il pubblico ministero Vincenzo Montemurro, nel corso dell’udienza svoltasi dinanzi al giudice per le udienze preliminari, Emiliana ascoli, ha chiesto la condanna a 4 anni e sei mesi per gennaro ridosso, a 5 anni per Luigi ridosso e, ad un anno in continuazione di altra sentenza passata ingiudicato per il collaboratore di giustizia alfonso Loreto per il quale vengono prese in considerazione le attenuanti previste per i collaboratori (articolo 8). La sentenza dovrebbe essere emessa nel corso dell’udienza di metà luglio. L’indagine è quello dei voti in cambio di appalti pubblici ai clan del territorio. Dieci in tutto le persone coinvolte nel indagine. a seguito della richiesta di rinvio a giudizio solo tre hanno scelto il rito alternativo mentre gli altri affronteranno il dibattimento. Dinanzi al primo collegio del tribunale di Nocera Inferiore sono a processo: l’ex sindaco di Scafati,  Pasquale Aliberti,  la moglie Monica Paolino, il fratello Nello, l’ex consigliere comunale di Scafati,  Roberto Barchiesi, l’ex staffista comunale Giovanni Cozzolino,  l’ex vice presidente della società partecipata acse,  Ciro Petrucci e l’esperto in politiche sociali andrea ridosso. Nel procedimento a loro carico gennaro ridosso, Luigi ridosso e alfonso Loreto rispondono di estorsione. L’inchiesta per la quale le sette persone sono finite a processo una costola dell’inchiesta Sarastra della Direzione distrettuale antimafia di Salerno le cui indagini sono state effettuate dalla Dia. Le elezioni finite nel mirino sono le comunali del 2013 e quelle regionali del 2015 che vedevano candidata a Palazzo Santa Lucia la moglie dell’ex sindaco di Scafati. Prima di giungere alla requisitoria di ieri da parte del pubblico ministero vi sono stati anche due incidenti probatori. Nel corso dell’indagine sono stati ricostruiti gli incontri pre campagna elettorale: l’ipotesi di candidatura di Andrea Ridosso sottoposta ad Aliberti che in seguito volge l’attenzione su un altro nome perché Andrea aveva un cognome pesante. Nel collegio difensivo tra gli altri gli avvocati Pierluigi Spadafora e Giovanni Annunziata.