Voci dal Serraglio: Vincenzo Amodio rubrica a cura di Olga Chieffi - Le Cronache
Salerno

Voci dal Serraglio: Vincenzo Amodio rubrica a cura di Olga Chieffi

Voci dal Serraglio: Vincenzo Amodio rubrica a cura di Olga Chieffi

Vincenzo Amodio: dal Serraglio alle Forze Armate

Primi rudimenti di tromba nella classe del M° Antonio Avallone, la banda, poi la carriera militare

 Di Vincenzo Amodio

E’ il momento storico giusto per raccontarvi la storia della mia infanzia durante l’avventura dal 1964 al 1973 presso l’orfanotrofio Umberto I°di Salerno. La mia famiglia viveva in uno stato di assoluta povertà, mancava tutto e mia madre separata con quattro figli, non riuscendo più a gestire tutto da sola, dovendo uscire per procurare ciò da porre sul desco, fu costretta a prendere una decisione molto triste per lei e, soprattutto, per me quella di rinchiudermi nell’orfanotrofio conosciuto come il “serraglio”. Correva l’anno 1964 iniziavano le scuole e mia madre mi accompagnò in questo posto cupo e bruttissimo che sin dalla prima vista, mi fece tanta tristezza. Appena varcata la soglia, lei andò a parlare con un signore, che poi venni a sapere era un istitutore, e per non farmi sentire ciò che si dicevano, ovvero che sarei dovuto rimanere lì, per anni, mi invitò più volte ad allontanarmi, invitandomi ad andare a giocare. Io, naturalmente, ero già in lacrime e non volevo, ma alla fine dovetti cedere dopo tanta insistenza, ero solo a guardare tutti quei ragazzi e bambini nella mitica villetta. Nemmeno il tempo di andare, e quando mi sono voltato non ho più visto mia madre ma solo l’istitutore che si è avvicinato prendendomi per mano e dicendomi che mamma sarebbe venuta a riprendermi più tardi. Quante lacrime versai quella sera, la prima di lunghi nove anni. Non vi nascondo che ho vissuto questa avventura malissimo e nonostante, tutto oggi devo ringraziare due persone magnifiche Vincenzo Sica e Michele Sirico che hanno creato un gruppo su Facebook cercando di organizzare incontri con tantissimi di noi dove ci siamo rivisti con tanta emozione parlando dei nostri ricordi. Condivido i ricordi nel racconto di Michele Sirico che davamo calci a qualsiasi oggetto pur di giocare in tantissimi nella villetta unico posto di svago per circa 600 ragazzi e la domenica chi si era comportato bene veniva premiato per andare allo stadio Vestuti in tribuna a vedere la Salernitana, dove anch’io incontravo mio nonno. Dopo aver frequentato le scuole elementari, sono stato iscritto alle scuole medie ad indirizzo musicale dove ho imparato a suonare la tromba col maestro Antonio Avallone, e ho partecipato anche ai concerti della banda dell’istituto, diretta dal maestro Arturo Amaturo. I ricordi per chi suonava nella banda oltre che uscire e andare a nei paesi tra processioni e piazze, era una colazione speciale prevista per la mattina: le uova sbattute a zabaione e mezzo litro di latte, quello della centrale, nella busta a triangolo. Un altro ricordo era la mitica mortadella che la sera precedente nascondevamo sopra lo sgabello che si riponeva a scomparsa con le guide sotto al tavolo, per evitare di fare colazione con il latte, che non aveva un gran sapore: amara sorpresa la mattina poichè i più grandi e i più furbi avevano sapientemente fatto sparire la mortadella dei più piccoli, cui sarebbe spettato unicamente la tazza di latte. Comunque, mi è servito d’insegnamento perché crescendo capii come avrei dovuto comportarmi in futuro, divorarla la sera e andare a caccia la mattina seguendo chi l’aveva nascosta. Trascorsi gli ultimi anni al conservatorio dovevo prendere una decisione se continuare o lasciare, e decisi di intraprendere un percorso diverso poiché non resistevo più in istituto e, appena uscito, nel giugno del 1973 feci domanda di arruolamento nelle FFAA dove ho prestato servizio per circa quaranta anni e arrivando al pensionamento nel 2012. Oggi mi sento di dire che sicuramente questa esperienza mi ha forgiato, soprattutto, nella mia dedizione alla mia famiglia, composta da mia moglie e tre splendide figlie che mi adorano. Volevo anche nominare un amico con il quale abbiamo avuto la stessa avventura e col quale non ci siamo mai persi di vista, Alberto Galano. Un abbraccio a tutti i serragliuoli sparsi nel mondo.