Numeri fluttuanti, che non danno concretezza, al momento. Andrea Prete scruta dal suo osservatorio privilegiato di UnionCamere e non può che manifestare preoccupazione. Ma anche un pizzico di ottimismo, sperando che i dati più certi, possano finalmente affermare che la crisi sia alle spalle, che l’emergenza covid sia soltanto un ricordo. «Difficile stabilire qualcosa adesso. – afferma Prete – Non è possibile tracciare adesso il quadro della situazione. Dovremo attendere ancora qualche mese, forse a settembre, per aver chiaro quali risvolti potrà aver avuto tutto questo sull’economia italiana». Critico lo è stato fin dal primo momento, certo che gli interventi governativi, o presunti tali, non avrebbero permesso di superare con facilità i morsi della crisi. «Il problema è tutto nella domanda. – riprende il presidente di Unioncamere – La gente ha pochi soldi in tasca. Ecco perché il denaro circola poco. E in quanto tale è portata ad acquistare le cose che sono più essenziali. In primis, generi alimentari». Il teorema è semplice semplice, con Andrea Prete che lo enuncia con straordinaria semplicità ed efficacia. «Alla base del libero mercato c’è la domanda. – riflette Prete – Cosa bisogna fare per aumentare la domanda? Facendo arrivare soldi alla gente. Creando ricchezza iniziando, già da grandi investimenti pubblici. Tante infrastrutture da creare e cantieri aperti e quindi creare lavoro. Il lavoro a sua volta porta liquidità nelle tasche della gente e dunque aumento della domanda. E’ questo il ciclo virtuoso». L’enunciato è semplice ma da solo non basta. «Tutto questo deve essere accompagnato da un grande processo di sburocratizzazione che non deve essere solo a chiacchiere. – riprende – Ma accompagnato da un processo di responsabilità, lasciando finalmente la cultura del sospetto evitando la continua pioggia di norme per evitare ipotesi poco pulite. Ma arrivano alla responsabilità diretta, con lo Stato che si fida del cittadino e dell’impresa con quest’ultimo che autocertificano la bontà del loro procedimento, consapevoli di andare incontro a sanzioni qualora si certificasse il falso. Insomma, bisogna invertire il rapporto Stato-cittadino e Stato-impresa». Resta una coperta troppo corta, con la realtà che parla di numeri anche impietosi. «I numeri che abbiamo oggi a disposizione forse li capiremo a breve, ma il punto fondamentale è che sono ancora troppo fluttuanti. – afferma Prete – In tutti i settori, tranne soltanto quello alimentare per la ragione che enunciavamo prima». Tutti arrancano, con il Turismo che continua a essere la vittima sacrificale per quella che sarebbe una Nazione d’Arte. «Certo adesso nel Cilento c’è tanta gente, si potrebbe anche sorridere ma resta che quest’anno i turisti non arrivano. In Costiera poi i numeri sono chiari. Lo scorso anno registrammo qualcosa come 7 milioni di turisti stranieri all’aeroporto di Napoli. Quest’anno, invece, nell’ultima settimana sono arrivati 40mila turisti mentre a parità di periodo lo scorso anno erano stati 200mila. Cosa vuol dire? Che, rispetto allo scorso anno, registriamo una flessione costante di turisti stranieri di circa 150-200mila presenze. I numeri, purtroppo, parlano fin troppo chiaro».
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