Una tastiera da menzione - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Una tastiera da menzione

La pianista Marina Pellegrino, vietrese doc, figlia d’arte di Nella Pinto, ha sigillato il suo corso superiore di studi , con lode e menzione, presso il Conservatorio Statale di Musica “D.Cimarosa” di Avellino, conseguendo la laurea accademica di secondo livello ad indirizzo cameristico, con una tesi dal titolo “ Il romanticismo, dai primordi all’affermazione dello stile”, sotto la guida del docente Enrico Massa, in qualità di relatore, e della accompagnatrice al pianoforte Concetta Varricchio, in veste di correlatrice. La giovane pianista ha scelto di eseguire dinanzi alla commissione, composta dai docenti di pianoforte Maria Teresa Russo, Rosa Ondato e Antonio Di Palma, quest’ ultimo vicedirettore dell’istituzione musicale, opere di Schumann, Liszt e Franck.

L’esecuzione è principiata con la Sonata n°2 op.22 in Sol Minore di Robert Schumann, con il suo precipitoso moto perpetuo iniziale, interrotto da due brevi oasi liriche, affannato, anzi, febbrile, come una corsa vorticosa che termina con una caduta in un orrido gorgo mortale. A seguire, la seconda ballata di Franz Liszt in si minore, oggi conosciuta come “Ero e Leandro”, poiché molti allievi del genio ungherese affermarono che il loro maestro si era ispirato al mito greco narrato da Museo. Il mare oscuro ma non ostile accompagna con il suo brontolìo la traversata a nuoto dell’Ellesponto di Leandro, poi diventa minaccioso, raffiche di vento e cavalloni giganteschi sommergono il povero ragazzo, che annega. Eccellente la sottolineatura di Marina Pellegrino circa la disperazione e il compianto di Ero e l’apoteosi di Leandro, il cui tema viene riesposto e variato due volte, inframmezzato dal tema d’amore e variato altre due volte con una accumulazione parossistica della sonorità. Brano clou del programma d’esame si è rivelato la sonata per violino e pianoforte di Cèsar Franck, in La maggiore, in duo con Veaceslav Quadrini, anche lui figlio d’arte della violinista moldava Natalia Ceaicovschi e del padre Leonardo, pagina in cui convivono e si intrecciano intensità lirica, elegante nitore della scrittura, culto e rigore della forma, pronunciato gusto neoclassico evidente tra l’altro, nel ricorso alla tecnica contrappuntistica, linguaggio armonico raffinatissimo ispirato al cromatismo wagneriano, nonché da ripensamenti modali, anelito all’organicità compositiva. In questa opera, entrambi gli strumentisti hanno inseguito la cangiante bellezza di un suono comunque presente, e dal più misterioso pianissimo al forte appassionato attraverso l’esplorazione completa delle potenzialità dell’arco, integrazione e varietà del vibrato, rigore ritmico sempre compatibile con la pulsazione naturale, da parte del violinista, che afferma appunto lo stile romantico, conciliando quella discrepanza tra virtuoso e compositore, venutasi a creare col nascere del concertismo divistico dell’Ottocento. 

Alla fine del “concerto”, il plauso degli uditori e l’attesa proclamazione della dottoressa da parte di Antonio Di Palma il quale ha annunciato:” A Marina Pellegrino noi conferiamo all’unanimità, per quanto concerne la laurea accademica di secondo livello in pianoforte ad indirizzo cameristico, in ragione della sensibilità, della bellezza del suono e della perfetta amalgama con lo strumentista, e in ragione anche del fatto che in questa prova Marina Pellegrino ha dimostrato quanto sia capace di esprimere la sua personalità sia come solista che come camerista, e, quindi, la visione più completa che si può dare ad un musicista. Orgoglioso di rappresentare l’istituto, quest’oggi, Noi le conferiamo il titolo di II livello con la votazione di 110 con lode e menzione ad honorem”.