Un patrimonio artistico in pericolo - Le Cronache
Attualità

Un patrimonio artistico in pericolo

Un patrimonio artistico in pericolo

di Francesco Carriero

Che il centro storico di Salerno sia una miniera piena di tesori artistici ed architettonici nascosti è risaputo a quasi tutti i cittadini, ma non tutti sono al corrente che il cuore della nostra città è altrettanto ricco di “perle” nascoste, rovinate dall’incuria delle istituzioni. Ennesimo esempio di quanto il nostro patrimonio sia bistrattato ce lo da un cittadino, Massimo La Rocca, ci ha segnalato la presenza, all’interno della Chiesa di Santa Maria dei Barbuti di preziosi elementi architettonici che rischiano di essere irrimediabilmente compromessi. La struttura sita in via dei Barbuti è stata trasformata nei mesi scorsi in un dormitorio per senza tetto da parte della Caritas con l’autorizzazione dell’Amministrazione comunale di Salerno. La chiesa, nel 2005, fu oggetto di alcuni interventi di restauro che portarono alla luce all’interno della muratura perimetrale della navata un importante elemento architettonico arabeggiante: un grande arco a sesto acuto in muratura, che sottende una gelosia in stucco, che a sua volta include una porta(oggi murata e che serviva ad accedere all’antica sagrestia della chiesa stessa) e una nicchia (però molto probabilmente realizzata in epoca posteriore rispetto alla gelosia). Per meglio farci capire come risultava essere in origine la struttura, La Rocca ha realizzato una ricostruzione tridimensionale dell’opera architettonica. La Chiesa di Santa Maria dei Barbuti fu edificata in un anno imprecisato grazie alla volontà dei coniugi longobardi Dauferio, come testimonia un’iscrizione posta sulla facciata principale della chiesa al di sopra del portale; visto che la conquista normanna della Salerno longobarda è datata al 1076, e che comunque i nomi longobardi a Salerno dovettero sopravvivere ancora per diversi decenni, se ne deduce che ragionevolmente la fondazione della chiesa da parte dei Dauferio non va al di là dell’11°secolo. La gelosia presente nella Chiesa potrebbe quindi risalire proprio all’11°secolo. E considerando la non perfetta simmetria tra i rombi della parte destra e quelli della parte sinistra, nonché la non perfetta orizzontalità delle file di rombi, si può escludere che l’elemento sia stata realizzata da maestranze arabe, più inclini queste a realizzare opere di grande precisione; le maestranze che la realizzarono si ispirarono comunque a gelosie simili che avevano avuto modo di osservare in qualche città del mondo islamico, in particolare nella Sicilia araba, nella Spagna araba, nell’Africa settentrionale. da tutta questa serie di elementi si evince facilmente che con tutta probabilità la gelosia dei Barbuti è l’unica al mondo fino a quando non se ne scoprirà un’altra che è uguale al tempo stesso per antichità, disegno, dimensioni, materiale e che nel corso dei lavori di trasformazione da chioesa in dormitorio, potrebbe esser stata danneggiata in maniera irreparabile, Infatti gli interventi effettuati nella chiesa, senza la supervisione della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici e della Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici, hanno comportato la costruzione nella navata di tramezzi divisori e di bagni con relativi impianti idraulici che hanno intaccato le millenarie murature della chiesa. Se questa ipotesi si trasformata in realtà ci troveremmo di fronte all’ennesimo scempio compiuto ai danni del patrimonio artistico di Salerno, cosa che ormai si continua a registrare con preoccupante frequenza. Sicuramente si senzatetto hanno diritto ad un centro di accoglienza, soprattutto nei mesi in cui la temperatura e molto fredda, ma come suggerisce anche il cittadino La Rocca, sarebbe stato un grande gesto di civiltà offrire loro una struttura moderna ed attrezzata, piuttosto che adattare, deturpandola irrimediabilmente una chiesa dal valore architettonico inestimabile. Già dall’esterno della chiesa sono visibili i danni causati dalla trasformazione in dormitorio, ad esempio al posto di un’epigrafe in lingua latina e forse scrittura beneventana situata sotto la soglia d’entrata, oggi si vede una lunga striscia di cemento; grazie alla segnalazione dei cittadini del centro storico, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici ha intimato alla Caritas Diocesana il ripristino dello stato dei luoghi entro 15 mesi. La Salerno europea può permettersi di distruggere così la propria ricchezza artistica?