Un libro da salvare: Storia di una ladra di libri - Le Cronache
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Un libro da salvare: Storia di una ladra di libri

Un libro da salvare: Storia di una ladra di libri

Di Luisa Langella

 “…Si domandò quando esattamente i libri e le parole avessero incominciato a significare non solamente qualcosa, ma tutto. Forse accadde quando vide per la prima volta la stanza con gli scaffali ricolmi di libri?…” È la storia di Liesel  Meminger, una bambina di dieci anni salvata dai libri senza neppure sapere cosa fosse un libro. Un giorno tutti i libri spariranno. Spariranno perché gli scrittori non crederanno più di poter guadagnare. Perché i lettori non saranno più appagati dai viaggi, solo mentali, che un libro offre e perché niente, a maggior ragione un libro, riuscirà a tenere l’uomo in silenzio, fermo e concentrato per tanto tempo. Sto immaginando una catastrofe del genere: una generazione di uomini che non si dedica alla lettura, che non sa immergersi completamente in un libro estraniandosi da tutto il mondo, che non sa fantasticare lasciando che uno scritto possa prendere vita e diventare un personaggio vero. Una catastrofe. A questo punto sarebbe banale decidere di salvare almeno un libro, il mio preferito.  Gli uomini non sanno cos’è un libro, non conoscono il piacere della lettura, perché dovrebbero leggere il libro preferito di una ragazzina qualunque? È per questo motivo che, invece, sceglierei di salvare “Storia di una ladra di libri” di Markus Zusak. Un libro capace di salvare quella generazione di uomini. Liesel non aveva mai visto un libro e non sapeva leggere, non aveva provato tutte le sensazioni che ho descritto prima. Questo, all’inizio, non sembrava essere un problema quanto invece lo era essere figlia di una comunista  nella Germania del 1938.  Quella generazione, come Liesel, non  sarebbe in grado di capire dov’è il problema perché non leggere un libro non è un problema per chi non ha mai letto un libro. Liesel è ospitata da una povera famiglia della città di Molching. Comincia ad andare  a scuola, si veste e parla come una ragazzina tedesca . è  in questo momento che non saper leggere diventa un problema. Ogni sera Hans, il suo papà adottivo, legge insieme alla bambina piccole parti da “il Manuale del Becchino” che Liesel ha rubato al funerale del fratello. È così che impara a leggere, annotando man mano le parole nuove sull’abecedario che Hans le ha regalato. Quel libro ha salvato Liesel  una prima volta.  Una sera,  durante una cerimonia in onore del compleanno del Führer, i nazisti mettono al rogo tutti i libri proibiti nel Reich. Liesel ruba un libro e inizia a leggerlo. Inizia la storia d’amore tra la bambina e i libri, storia che la porterà a mentire, nascondersi e rubare pur di accaparrarsene uno.  Un giorno,  arriva a casa del sindaco con il bucato lavato e stirato da parte di Rosa Hubermann, la mamma adottiva. La moglie del sindaco, che l’aveva vista salvare il libro in fiamme, le mostra la biblioteca del figlio.  In Liesel vedeva lo stesso amore per i libri e lo stesso coraggio. A casa dei coniugi Hubermann  arriva Max, un ebreo amico di  famiglia che si sistema  in cantina.  Tra i due nasce una grande amicizia. Max si ammala a causa dell’umidità e della polvere  ed è Liesel a curarlo, standogli vicino e leggendo per lui. Ancora una volta è un libro a salvare la vita.  Il romanzo si chiude con un bombardamento improvviso e la morte di tutta la famiglia Hubermann e i vicini di casa. Liesel  è l’unica che riesce a sopravvivere: era nascosta in cantina mentre  scriveva sul libro “Mein Kampf” che Max le aveva regalato  dopo aver pitturato di bianco tutte le pagine. Io non so se un giorno gli scrittori smetteranno di scrivere e i lettori smetteranno di leggere, ma, francamente, uno scenario del genere lo temo possibile.  Ho paura che un giorno a guardare il mondo ci saranno solo occhi meccanici e non più quelli timidi che escono dalla copertina di un libro. In quel momento andranno salvati gli uomini. E sarà la bellezza (dei libri) a salvare il mondo.  In quello scenario catastrofico, avrei potuto salvare quello che, secondo me, era il libro più bello al mondo, il mio preferito. Avrebbe avuto poco senso perché la scelta di un libro è sempre soggettiva. Ho scelto, invece, un libro che potesse ricordare a quegli uomini che hanno perso la retta via che è più importante leggere un libro e non leggere il libro più bello al mondo. Non si tratta di leggere il  giallo più accattivante o la storia d’amore perfetta, la biografia più commovente o una scoperta che ha cambiato la storia. Si tratta di leggere perché i libri salvano la vita anche di chi non sa neppure che esistano i libri.