«Un angelo volato in cielo»: l'ultimo saluto a Checco - Le Cronache
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«Un angelo volato in cielo»: l’ultimo saluto a Checco

«Un angelo volato in cielo»: l’ultimo saluto a Checco

di Carmine LANDI

BATTIPAGLIA. «Un angelo volato in cielo»: sono le parole che don Francisco Saverio Guida, parroco della comunità “Santa Maria delle Grazie” in Belvedere, ha pronunciato ieri mattina durante i funerali del piccolo Checco, il bimbo di quattro anni morto venerdì mattina, a Battipaglia, dopo un’aspra battaglia contro il cancro durata per ben due anni.

In prima fila, naturalmente, c’erano Walter Monari e Maria Maffongelli, i giovani – lui 43enne e lei 34enne – genitori del bimbo defunto: neppure una lacrima a dar sfogo all’immenso dolore che i due portano dentro in questo momento; una sofferenza straziante, quella provata da chi è costretto a dire addio al proprio pargoletto, per la quale non ci si potrebbe far trovare pronti neppure dopo la più lunga delle attese.

Chi la conosce da sempre, ha parlato di Maria come di una donna cambiata: la giovane, bella e sempre pronta a sorridere, ieri sembrava uno spettro dallo sguardo spento e del cuore distrutto.

Genitori Checco funerale«Non voglio cose tristi – ha affermato don Franco – perché oggi non siamo qui riuniti per un semplice funerale, ma per una celebrazione eucaristica in onore di un angioletto»: il presbitero, di fatto, non ha scelto il rituale esequiale, ma il formulario proprio della messa in onore degli angeli, e anche i paramenti erano bianchi, candidi come quella piccolissima bara, che portava dentro un cuore enorme.

«A Natale – ha aggiunto il sacerdote, che, nel corso dell’omelia, s’è interrotto più volte, fermato da un tenero pianto – Francesco Pio è venuto in parrocchia correndo, e mi ha detto “vado da Gesù, perché devo chiedergli un regalo che babbo natale deve portarmi”: ora me lo immagino così, mentre corre verso il Cristo, e prego affinché il piccolo Checco insegni anche a noi a correre allo stesso modo verso Gesù».

Anche quel cancro, purtroppo, s’è messo a correre: una corsa sfrenata, che all’improvviso, però, sembrava esser stata sedata dalle cure effettuate dai medici dell’ospedale pediatrico “Santobono Pausilipon” di Napoli, tanto che, durante la scorsa estate, al piccolo erano stati tolti perfino i sondini.

Poi, però, il folle cavallo tumorale ha ripreso a galoppare, fino a costringere i camici bianchi del nosocomio partenopeo a sventolar bandiera bianca: “riportatelo a casa, ché non c’è più nulla da fare”.

E i genitori a casa ce l’hanno riportato, ma avevano ripreso a sognare quando il bambino aveva registrato degli ulteriori miglioramenti: sembrava che fosse arrivato il miracolo, e quella carezza di papa Francesco, che lo scorso 1 aprile, nel sagrato di Piazza San Pietro – in occasione della visita pastorale a Napoli, Maria e Walter non avevano trovato i pass – aveva incontrato il piccoletto di Battipaglia, è apparsa come un segno divino.

checco battipaglia

Eppure, il destino si diverte a fare scherzi folli, incomprensibili, di fronte ai quali non potrà mai esserci alcun sollievo: rendono bene il concetto quei bimbi di quarta e quinta elementare della scuola primaria “John Fitzgerald Kennedy” (Istituto Comprensivo “Alfonso Gatto”) che ieri mattina, su esortazione della responsabile del plesso, l’insegnante Maria Angela Ungaro, alle 11:30 si son fatti trovare dinanzi alle porte dell’edificio scolastico, proprio di fronte alla chiesa, versando lacrime copiose e strazianti al passaggio della bara bianca. Quella minuscola cassa di legno, all’interno della quale c’era soltanto il corpicino di quel bimbetto curioso, con gli occhi vispi e la voglia di vivere, che, come riferito al termine della messa dalla zia, «non s’era mai lamentato del dolore»; l’anima di Checco, infatti, ieri mattina è tornata a volare libera. Ma Belvedere no, e Battipaglia neppure: in città, infatti, il tempo s’è fermato.

E tutti cercano un perché, e in molti si interrogano su quanto sia strano vedere un bimbo morire per il cancro. Dubbi fatti propri anche dall’associazione “Noi Genitori di Tutti”, composta da molti attivisti campani che hanno perso i figli proprio a causa delle disastrose condizioni ambientali del casertano e del napoletano: il gruppo di genitori, timonato da Tina Zaccaria – anche lei è stata costretta ad assistere alla sepoltura di unangioletto, Dalia, che aveva appena 14 anni –, era entrato in contatto con Checco e con la sua famiglia, attraverso le tante iniziative ospedaliere organizzate, e immediatamente aveva preso a sospettare che anche il quadro ecologico battipagliese fosse tutt’altro che roseo.

Tremendi dubbi, che ieri, in seguito al decesso di Checco, hanno lasciato spazio ai mesti commenti della Zaccaria e dei suoi: «Abbiamo il cuore a pezzi, le gambe stanche, le mani vuote! I nostri figli muoiono mentre i veri mostri vivono in ricchezza; una ricchezza acquisita illecitamente avvelenando la nostra terra. La ricchezza più bella, invece, a noi mamme, l’hanno strappata dalle nostre braccia.Di fronte ad un numero sempre più crescente di bambini ammalati di cancro provenienti anche da quelle zone ci chiediamo:“ i confini delle terra dei fuochi rientrano davvero in quel 1%?”. L’unica risposta è il silenzio dello Stato».

Quel che è certo è che i bimbi di Battipaglia hanno un nuovo angelo custode: il suo nome è Checco.

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