Uccise “lucciola”, pena a 28 anni Il brutale assassinio della prostituta Rosa Allegretti nel dicembre del 2011 - Le Cronache
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Uccise “lucciola”, pena a 28 anni Il brutale assassinio della prostituta Rosa Allegretti nel dicembre del 2011

Pina Ferro

Confermata la sentenza di primo grado per il giardiniere Costabile Piccirillo  che nel 2011 rapinò e uccise la prostituta Rosa Allegretti. I giudici della Corte d’Assise e d’Appello di Salerno, presidente Palumbo, hanno, così come richiesto dal Pg Giannelli, confermato, a carico dell’imputato, reo confesso, la pena a 28 anni e sei mesi di reclusione per sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere e di 1 anno e sei mesi per possesso di armi. Il 44enne, difeso da Giuseppe Vernacchio, era aveva confessato l’omicidio dopo che le telecamere del punto di raccolta dei rifiuti di via Bolivar aveva ripreso il sui passaggio. L’uomo si era disfatto di alcuni effetti personali della donna.

I fatti risalgono al dicembre del 2011. Il corpo della prostituta Rosa Allegretti fu trovato in un fondo agricolo. Costabile Piccirillo era alla guida del suo Fiat Scudo bianco in località Foce Sele di Capaccio. In quella zona era solita sostare la Allegretti. Il giardiniere era andato lì con l’intenzione di rapinarla, e non di consumare una prestazione sessuale. L’aveva fatta salire in macchina e, successivamente, sotto minaccia, le aveva chiesto di consegnargli il denaro che aveva con sé. Dopo averla immobilizzata per un braccio, l’aveva colpita ripetutamente con un bastone alla testa. Poi la legò. Secondo la ricostruzione effettuata durante il dibattimento in primo grado, Piccirillo legò alla Allegretti piedi e mani con delle corde e, per non farla urlare, le infilò un fazzoletto di stoffa in bocca. Dopo le avvolse il viso  con dello scotch. Quindi decise di sbarazzarsi del corpo: lo caricò sul suo mezzo e partì in direzione di Agropoli. Rosa riuscì di nuovo a liberarsi le mani dai lacci di plastica e, in località Linora, cercò di scappare una seconda volta. Piccirillo si fermò, la picchiò e la legò con fascette autobloccanti. Quando arrivò nel fondo di via Mascagni, Rosa Allegretti era già morta per asfissia. A quel punto provò a disfarsi del cadavere seppellendolo.