Tutti per Peppe Natella - Le Cronache
Cronaca Primo piano

Tutti per Peppe Natella

Tutti per Peppe Natella

 

Salerno si è ritrovata nel suo Duomo nel giorno della vigilia di Natale per abbracciare il Professore

 

Di Olga Chieffi

In una città vìolata, sporca, ubriaca, chiassosa, lontanissima dall’essenza dell’attesa della Nascita, intenta a distruggersi in un happy-hour che è iniziato alle 13 e si è concluso intorno alle 19, la Salerno delle arti si è ritrovata per intero in Duomo per abbracciare Peppe Natella. Quando ci si avvia per assistere ad una cerimonia d’addio, si ripercorre il rapporto d’amicizia con colui il quale si va a salutare per l’ultima volta, si partecipa all’evento religioso o si è presenti quali testimoni laici del messaggio di colui che è scomparso. Attraversando la Salerno della Vigilia il contrasto è stato davvero fortissimo, squassante, doppiamente avvilente per lo sdegno nei confronti delle nuove generazioni e il rimpianto per la scomparsa di una persona che avrebbe potuto offrire qualche dritta per cambiare, migliorare, salvare quanti avessero avuto la possibilità di stare vicino a Peppe. E’ un’ emozione forte partecipare ad un funerale nel giorno della vigilia. Natale è una festa allegra, “facile”, perché ricorda una Nascita. Ma Eliot scrive ne’ “Il viaggio dei Magi” “ci trascinarono per tutta quella strada / Per una Nascita o per una Morte? Vi fu una Nascita, certo,/ Ne avemmo prova e non avemmo dubbio. Avevo detto nascita e morte/Ma le avevo pensate differenti; per noi questa Nascita fu/Come un’aspra ed amara sofferenza, come la Morte, la nostra morte” e in Duomo si è avuto il senso pieno di ciò. L’Arcivescovo Luigi Moretti, ha ricordato come il suo rapporto con Peppe sia nato proprio intorno al presepio, quello dipinto di Mario Carotenuto e come l’ultima volta che si sono incontrati sia avvenuto per la richiesta del tempio di Pomona allo scopo di ospitare la mostra di arte presepiale. Il presepe è il simbolo della Ri-nascita, è la rinascita del tempo, della natura, dell’Uomo in sé, è il simbolo del sogno di cui ognuno di noi ha bisogno per vivere. Peppe era un sognatore e diversi suoi sogni è riuscito pur a realizzarli. In tantissimi si sono stretti vicino alla famiglia, oltre in settecento, dagli amici del teatro, a quelli della musica, abbiamo intravisto l’assessore Ermanno Guerra e Franco Picarone, presidente della commissione Bilancio della Regione Campania, e ancora, docenti del nostro Conservatorio, artisti, ceramisti, gente comune, ma veramente non siamo in grado di offrire un preciso quadro d’insieme poiché cadremmo sicuramente in fallo. Lo schizzo lo ha fatto Claudio Tortora con la sua lettera a Peppe, un ritratto che vede l’amico disegnare il nostro mondo con i colori dell’arcobaleno, di cui il rosso è quello del teatro, ma c’è anche il grigio della solitudine, per le numerose volte in cui si è trovato a lottare da solo per portare avanti i suoi numerosissimi progetti. Quindi, la parola è passata alla figlia Chiara, un appello straziante il suo, ad un padre che ha saputo sempre trasmettere un messaggio di onestà nel futuro, di culto per il passato e solidarietà per il prossimo, un messaggio di amore cui ha affidato lo scopo della sua esistenza terrena semplice, schietta, ricca di affetti e sacrifici.