Troppe sagre nell’Irno: ristoratori e pizzaioli ko - Le Cronache
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Troppe sagre nell’Irno: ristoratori e pizzaioli ko

Troppe sagre nell’Irno: ristoratori e pizzaioli ko

BARONISSI. Troppe sagre nella Valle dell’Irno e nei comuni del basso nocerino monta la protesta di ristoratori e pizzaioli che lamentano tutte le sere un considerevole calo di presenze nei loro locali. La Valle dell’Irno è una terra di sagre e fra non molto, con la crisi che perdura e l’insipienza al governo degli enti locali, l’intero settore commerciale dovrà dichiarare fallimento. Una sagra a settimana, magari concomitante con un’altra in un quartiere diverso dello stesso paese e che dura dai tre ai cinque giorni, mette in ginocchio l’intera rete di ristoranti, bar, pizzerie, rosticcerie, fruttivendoli, macellerie, pasticcerie e tutti quegli esercizi che operano per il benessere della persona. A Bracigliano una sagra la settimana, a Mercato San Severino anche due dislocate in frazioni diverse. Identica situazione per Baronissi, Fisciano Pellezzan, Castel San Giorgio e Siano. E dire che storicamente, il settore dell’artigianato è stato sempre di grande importanza per il territorio. Attualmente, l’economia della valle è caratterizzata principalmente da una forte presenza del settore dell’arredamento e della ristorazione. Le sagre, però, squalificano la ristorazione.
«Facciamo enormi sacrifici per riuscire a tenere aperti i nostri esercizi. Speriamo sempre che il domani sarà comunque un giorno migliore e possa regalarci una qualche gratificazione per permetterci di vivere una vita dignitosa». Dice un noto pizzaiolo della Valle dell’Irno . Invece, all’arrivo dell’estate si presentano. Sono sagre di paese, di borgata, di quartiere, di villaggio dove, scaduti gli intendimenti iniziali, si arriva a presentare ad un pubblico ignaro e desideroso di quiete e genuinità, prodotti importati, surgelati, acquistati al mercato rionale. Il tutto in cucine improvvisate, senza acqua corrente, senza i minimi requisiti d’igienicità, con operatori e somministratori non qualificati e magari sprovvisti anche di libretto sanitario. Dietro al paravento della sagra si spaccia per genuino anche la salsiccia di maiale proveniente dalla Romania se non proprio dalla Cina. Ci sono melanzane, peperoni, cipolle, mele, pomodori, lattughe, uva, cocomeri, ciliege e un’infinita varietà di altri prodotti che s’importano dalla Cina, Argentina, Marocco, Turchia. Alcune sagre del “fico Bianco” sono organizzate con fichi provenienti dalla Turchia e quando va bene dalla Spagna. «A parte la crisi e la volontà del Governo Letta di scovare e colpire gli evasori, la mia attività è passata al setaccio da varie autorità: dall’Asl per i permessi sanitari; dai Nas dei carabinieri per la genuinità dei prodotti e igienicità di conservazione; dalla Guardia di Finanza per gli scontrini, pagamenti Iva, Irpef ed annessi e connessi.