Tringali Sindaco. di Michelangelo Russo - Le Cronache
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Tringali Sindaco. di Michelangelo Russo

Tringali Sindaco.         di Michelangelo Russo

di Michelangelo Russo

Vladimir Ilic Ulianov, detto Lenin, scrisse che nel febbraio del 1917 dopo la caduta dello zar e l’avvento di un debolissimo governo provvisorio, il potere giaceva buttato nelle strade e nessuno si chinava per raccoglierlo. Lo fecero i bolscevichi, ma solo ad ottobre. Fino ad allora, in Russia ci fu il caos più assoluto. Ora, in una situazione simile ma non così tragica, anzi, sotto certi aspetti anche un po’ comica, si trova il Palazzo di Città. C’è un governo che pare proprio un governo provvisorio; un vento autunnale fa chiudere porte e finestre del Municipio, come ostacolo ai primi freddi e tentativo inutilmente speranzoso di dissuasione alla Polizia Giudiziaria, che va e viene sempre più spesso dalle stanze. Ci si accontenta, allora, di chiudere le porte del palazzo ai giornalisti, visti come agitatori e sobillatori di un assalto prossimo al Palazzo d’Inverno. E già! Perché più di qualcosa bolle in pentola, forse. Qualcosa di più consistente della storiaccia delle cooperative dei giardinieri. Qualcosa che a che fare, forse, con i grandi appalti, le grandi opere e i grandi palazzi fioriti negli ultimi anni? Forse quel grande ripascimento delle spiagge cittadine, stralciato come opera autonoma dal grande master plan del litorale da Santa Teresa al Porto di Agropoli? Il processo fu iniziato dal sostituto Penna, ma sicuramente c’è qualcuno che lo fa camminare. E così, forse, per altre questioni che vedono al centro la gestione dei più delicati uffici comunali tecnici per il territorio. Sconcertano i silenzi, al momento, delle figure apicali della politica cittadina, e perché no, di quella regionale. Ma nel silenzio dei protagonisti di appena ieri, si alza la voce di uno solo degli attori di oggi. Il Presidente Tringali, quello dell’Assessorato alla Trasparenza per intenderci, ha lanciato l’idea di un escamotage per uscire dall’impasse delle porte chiuse del Palazzo ai giornalisti. Dargli un lasciapassare, qualcosa insomma che assomiglia alla prenotazione on line per la vaccinazione della terza dose anti-Covid. L’accreditamento dei giornalisti preventivo è, in verità, una prerogativa di Putin nelle sue comunicazioni alla stampa. I giornalisti non accreditati del Cremlino rischiano talvolta, peraltro, anche di finire ammazzati sotto casa, come è accaduto più di una volta. I giornalisti di Salerno possono pertanto consolarsi, in caso di rifiuto del permesso di accreditamento al Municipio, della possibilità di ricevere l’anno venturo il Premio Nobel come quello ricevuto dai giornalisti russi invisi a Putin, un mese fa.

Tringali, da uomo di cultura, e memore senz’altro dei decenni giovanili in cui, in serate incredibili della generazione perduta dei giudici intellettuali, deridemmo come in una sorta di Cabinet Voltaire dadaista l’inevitabile tendenza del Potere a scadere nel ridicolo, conosce bene la potenza devastante delle idee comiche. Ma come non può immediatamente prendere le distanze ufficialmente dalla paura della luce del giorno che spinge nel chiuso delle stanze il Governo cittadino? Lui sa bene che chiudere le porte ai giornalisti significa aprire le finestre agli umoristi! E alla satira pungente che Max Ernst, il grande pittore surrealista, additava come l’arma più temuta dalle dittature, insieme alla fantasia! L’assessore alla Trasparenza è oggi forse l’unico salvagente per un apparato di potere che vacilla. Pur non avendo alcuna esperienza politica, rimane una possibile figura credibile in un futuro non lontano, in caso di elezioni. Questo perché non ci sono alternative, al momento, ad un apparato che è cresciuto in modo abnorme con un solo centro personale di guida assoluto. Tringali non sa costruire apparati, è un solitario nella gestione dell’immagine. Né ha nipoti o parenti da sistemare, che io sappia.E, a differenza di tanti politici di grido, conosce Cesare Pavese, Luis Borges, Montale, Italo Calvino e il teatro di Jonesco. E non è poco, visti i paraggi che ci stanno qui.

 

 

Jhonson