Tringali affossa la Giunta. di Michelangelo Russo - Le Cronache
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Tringali affossa la Giunta. di Michelangelo Russo

Tringali affossa la Giunta.       di Michelangelo Russo

 Abbiamo scritto alcuni giorni fa che l’ex Presidente della Corte d’Appello Tringali è la vera risorsa dell’apparato politico del Governatore per approdare ad una possibile sopravvivenza della sua forza elettorale a palazzo di Città. Abbiamo detto, e lo crediamo ancora, che nel caso di possibili evoluzioni in negativo dell’attuale apice del governo cittadino, Tringali potrebbe essere una possibile alternativa all’attuale Sindaco (a cui somiglia pure un po’ fisicamente). Tringali deve avere forse letto quell’articolo e, credendo forse al pronostico, ha deciso probabilmente di anticipare i tempi provvedendo da subito ad affossare la Giunta. Come? Suggerendo l’approvazione di un disciplinare sulla sicurezza degli accessi del pubblico e dei giornalisti che nessuna Procura Antimafia della Repubblica Italiana ha mai pensato di pubblicizzare. E si converrà che un Palazzo di Giustizia ha forse qualche motivo in più per regimentare l’accesso dei giornalisti nei segreti corridoi dei giudici, dove le notizie sono riservate per dettato di legge e non per presunti diritti alla privacy di rappresentanti del popolo!

Non ricordo, personalmente, nei quarantacinque anni miei di servizio nei Tribunali, un disciplinare qualsiasi di Capi degli Uffici che disponesse un filtro di preventivi appuntamenti ai giornalisti per consentire l’accesso nell’edificio. Tringali ricorderà bene la Procura di Milano degli anni ’70 del secolo scorso, quella degli anni di piombo. Io e lui fummo sostituti procuratori in quel Tribunale, in un tempo in cui i giudici rischiavano la vita ogni giorno. Ora, Tringali ricorderà bene (e comunque sto qui a ricordarglielo) che nei giorni del piombo e del sangue, con il pericolo in agguato e le complicità possibili dei terroristi anche all’interno del Tribunale, non venne in mente a nessuno, dico a nessuno, di chiudere l’Ufficio Stampa presente in una saletta del Palazzo, dove i giornalisti avevano a disposizione telefono e telescrivente; nessuno pensò mai che il diritto costituzionalmente garantito di informazione dovesse arretrare di un centimetro a cagione di possibili, ipotetici pericoli per l’incolumità dei giudici vista la presenza di giornalisti nel Tribunale. Ora, che dire di fronte ai simili timori per la sicurezza dello stesso uomo che tanti anni fa collaborò con il collega Emilio Alessandrini, eroe della Repubblica (ucciso nel 1979 da Prima Linea ad un semaforo) nel processo proprio a Prima Linea per l’omicidio dell’estremista di destra Ramelli?? Ebbe timore, Tringali, dei giornalisti in quei giorni? Certo che no! Perché sapeva che la libera stampa è il presidio della democrazia contro tutte le violenze e i soprusi del Potere, sia esso politico sia economico. I giornalisti uccisi come Tobagi e feriti come Montanelli furono il vero argine per la sicurezza, dei giudici come dei liberi cittadini.

Perciò Tringali chiarisca subito l’equivoco di questa sciocchezza degli appuntamenti selettivi dei giornalisti, perché nessuno di loro costituisce una minaccia alla sicurezza. Lo faccia prima che qualcuno nella Giunta inizi a pensare di essere stato forse troppo frettoloso a seguirlo sulla strada delle regole assurde e inutili. E inizi ad interrogarsi se effettivamente non vi sia un inconfessabile ed occulto disegno di silurare la credibilità di questa Giunta tecnica per sostituirla con una politica al più presto.

Quanto allo stesso Tringali, abbiamo appreso che non riesce a combinare niente perché lo hanno lasciato in una stanzetta, al Comune, da solo in compagnia di un computer. Se questo disciplinare sulla sicurezza è stato un modo per ricordare al mondo che lui esiste, beh, poteva trovare un altro modo. Ad esempio, visto che il Sindaco ha fatto finalmente capolino annunziando la ripresa delle grandi opere, a partire dal ripascimento delle spiagge, lui pubblichi gli atti di gara del primo lotto; chi sono i vincitori, e chi sono i vincitori del secondo lotto. Soprattutto pubblichi un ricorso al Tar di un perdente del primo appalto, e pubblichi la sentenza del Tar. E così inizieremo una verifica, e forse un dibattito su nomi e circostanze, che è proprio quello che ha detto Tringali di volere nel Palazzo di Vetro che lui vuole. A presto.

Dr. Michelangelo Russo