Tommaso Fichele e Michela Chirico: il gesto e la musica - Le Cronache
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Tommaso Fichele e Michela Chirico: il gesto e la musica

Tommaso Fichele e Michela Chirico: il gesto e la musica

I due artisti sono stati ospiti del contenitore streaming di Le Cronache “In prima fila con…” per renderci partecipe del loro speciale progetto nella Lingua dei Segni “E io te credo”, nato sul palcoscenico di San Giorgio a Cremano

Di Olga Chieffi

Ieri sera, sui canali social di Le Cronache, gli artisti Tommaso Fichele e Michela Chirico, ospiti del contenitore “In prima fila con…”, hanno reso partecipe il pubblico virtuale del loro progetto Vividarte, un’ “Arte totale”, che ci ha ricordato la gesamtkunstwerk di wagneriana memoria. Si vivono tempi in cui si deve parlare di una nuova tipologia di artista e, quindi, di un suo nuovo rapporto con gli esseri viventi e le cose, con la scuola, la società, gli ascoltatori, i musicisti, gli artisti tutti, con la vita stessa. E si parla ad un tempo di un artista che deve aprirsi a tutto tondo alla conoscenza e, possibilmente, anche alla prassi, di tutti i linguaggi delle diverse muse, anche quelle cristallizzate in generi, di tutte le esperienze sonore e visive delle etnie dei popoli; quindi di artisti e di un pubblico che approcci la storia dell’arte, della musica del teatro, della danza, accanto alle storie delle arti, delle musiche dei teatri, delle danze. Tommaso e Michela, rispettivamente, canta-attore il primo, ballerina e coreografa la seconda, unitamente al chitarrista Fabio Notari, hanno inteso, insieme a Rosaria Sinforosa, far propria la “lingua dei segni”, la Lis, dando vita allo spettacolo “Voci pe’ ‘llaria”, fruibile anche dai non udenti. Dai due video proposti, “Dint’ ‘o viento_Lis”, realizzato nello splendido scenario della ex Chiesa della SS. Trinità di Polla, e “E io te credo_Lis”, girato nei luoghi d’elezione di Massimo Troisi, abbiamo toccato con mano il grande lavoro che sta dietro una proposta di questo genere. Nel non udente, infatti, la propensione per l’ambito sonoro/musicale si manifesta e si attua attraverso canali percettivi alternativi rispetto a quelli sfruttati dall’udente; per questo, l’approccio alla musica appare differente, e in un certo qual modo mediato ma, egualmente presente, come in qualunque altra cultura. La difficoltà maggiore nelle canzoni è unire i segni al ritmo delle canzoni, perché il pubblico deve percepire tutto, anche il suono della strumentazione e questo lo si dice con il movimento del corpo e, quando è possibile, con la danza. L’obiettivo è quello di dare a tutti la possibilità di “gustare” la musica attraverso “vibrazioni visive” e restituirle, non solo ad un pubblico di persone speciali, ma anche a tutti coloro che si vogliono avvicinare ad un mondo nuovo, la L.I.S., di vera integrazione umana e sociale. La lingua dei segni diventa un gioco applicato alla realtà musicale: tutto il corpo si trasforma in un palcoscenico su cui vengono rappresentati i contenuti dei brani musicali e con le mani, con le braccia, con il capo e con l’espressione del viso, risolte metafore, versi, anche il rap e la canzone in vernacolo. E’ questo uno spettacolo speciale che, come tutti, ha bisogno del palcoscenico per esistere. Sul palcoscenico, grazie alla presenza dell’imprevisto e della follia, si può intravvedere un barlume di saggezza incantata proprio perché disincantata; il palcoscenico attraverso le sue vibrazioni, “vere”, che arrivano sino in platea, sino alle balaustre dei palchi, diventa un luogo potenziale di condivisione di similarità e meraviglia, serbatoio di miti e fantasticazioni, ove avviene lo scarto dalla norma, mezzo per trascendere canone e logica, e per avvicinarsi di più all’uomo, che è materia variabile, un po’ sbilenca, indecisa, indecifrabile. Se il più grande sordo della storia è stato Ludwig Van Beethoven, che “forse”, dobbiamo pensare, non ha potuto ascoltare le sue ultime creazioni, è indelebile il ricordo della percussionista scozzese, Evelyn Glennie, sorda, inaugurare il Ravello festival 2008, dedicato appunto al tema della “Diversità” con la Prague Philarmonic, con la trascrizione per vibrafono del Concerto per flauto piccolo e orchestra in Do maggiore Rv 443 di Antonio Vivaldi. A piedi nudi per avvertire la musica, il ritmo le entrate, la Glennie coinvolse in una sublime magia comunicativa. Oggi, insieme ai nuovi amici Tommaso e Michela, faremo del nostro meglio per migliorare  ispirare, creare, impegnare e potenziare la comunicazione e, attraverso essa, la coesione sociale, incoraggiando, così, ognuno a scoprire nuovi modi di ascoltare, di “sentire” e di agire.