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“The Eremit”, l’applicazione per valorizzare alcuni territori

di Erika Noschese
Sensibilizzare una comunità a conoscere e valorizzare il proprio patrimonio: è questa, in sintesi, la finalità di The Hermit (L’eremita), l’applicazione per smartphone realizzata dal giovane salernitano Gaetano Cuomo durante il suo percorso di studi presso l’Università degli studi di Salerno. Un’app ancora in fase di sviluppo che vanta la collaborazione dell’equipe scientifica del Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale (DISPAC), coordinata dalla Prof.ssa Chiara M. Lambert e la dott.ssa Mariaelva Torino -Comune di Maiori – Soprintendenza ABAP di Salerno e Avellino. «Si tratta di un’app di fruizione per un territorio marginale della Costiera Amalfitana» che «rientra perfettamente nel discorso di Archeologia partecipata in quanto mira a sensibilizzare una comunità a conoscere, tutelare e valorizzare il proprio patrimonio culturale territoriale – ha dichiarato Gaetano Cuomo – E’ concentrata su Capo d’Orso che in passato fu un’importante crocevia per monaci eremiti del X secolo d.C., dove poi si stabilirono e realizzarono numerosi insediamenti rupestri per condurre vita eremitica; all’ interno dell’antro roccioso del Monte Falerzio». Il Percorso serviva per raggiungere dalla cittadina di Erchie, la città di Maiori ed è stato tracciato dal CAI (Club Alpino Italiano) per uso di escursioni e trekking, e permette attraverso il gps integrato all’interno dei supporti smartphone, di localizzare il visitatore e segnalare lungo il percorso le bellezze archeologiche presenti e che per questioni di sicurezza e per le condizioni in cui rivestono, non sono fruibili al pubblico. «Quando l’app riconosce che una persona è in prossimità di un reperto archeologico, si attiva e compare sul display un Monaco in forma cartoon che spiega le ricerche archeologiche in corso (in modalità testo o storytelling), e la storia di quel monumento. Mira sopratutto a un turismo selezionato e sensibile a diverse tematiche, dall’ambientale alla storia de territorio fino ad arrivare ad aprrofondire la cultura e le usanze di questi uomini antichi», ha poi spiegato il giovane archeologo salernitano che, tra le altre cose, vanta una serie di collaborazioni con la Scabec presso il parco archeologico di Paestum. «In collaborazione con l’Università di Salerno stiamo lavorando a questa applicazione che consente alle persone di usufruire di un servizio di percorso/trekking culturale e che punta l’attenzione non solo su questi siti abbandonati ma anche su uno dei gioielli principali della costiera la Badia di Santa Maria de’ Olearia a Maiori», ha poi spiegato il giovane archeologo salernitano. E il post quarantena sarà l’occasione proprio per portare a termine questo lavoro che potrà essere utile nel periodo estivo quando la Costiera Amalfitana accoglie, ogni giorno, centinaia e centinaia di turisti alla scoperto di luoghi sconosciuti.