Tenda Bis, l' avvocato cilentano Barbara Sirignano nel collegio difensivo - Le Cronache
Cronaca Giudiziaria

Tenda Bis, l’ avvocato cilentano Barbara Sirignano nel collegio difensivo

Tenda Bis, l’ avvocato cilentano Barbara Sirignano nel collegio difensivo

Pina ferro

Un’avvocatessa di Agropoli nel collegio difensivo dell’inchiesta nazionale e non solo “Tenda bis”. Si tratta di Barbara Sirignano, avvocato penalista. Già nota in tutta Italia è stata il legale in processi di rilevanza nazionale ed è stata invitata come ospite in numerose trasmissioni televisive delle reti nazionali. Attualmente collabora con la criminologa Roberta Bruzzone su temi sociali contro la violenza sulle donne. Un’inchiesta nazionale e oltr’Alpe che ha scosso l’opinione pubblica balzando su tutti i media nazionali e francesi. «Questi pali sono fissati con lo sputo, con la farina». «La struttura sta cedendo da un lato, deve essere quello dove non abbiamo fatto la fondazione». «Esce acqua da tutte le parti, una cosa pazzesca, da fare schifo». Sono le frasi di ingegneri e operai finiti nell’inchiesta sul raddoppio del col di Tenda, uno dei più grandi cantieri del nord Italia, posto sotto sequestro nei giorni scorsi dopo che la procura di Cuneo ha iscritto 17 persone (5 di questi agli arresti domiciliari) nel registro degli indagati con l’accusa di furto aggravato e frode in pubbliche forniture. Al centro dell’indagine una partita di 100 mila euro di materiali da cantiere che, secondo la procura, invece di essere utilizzati per completare il traforo sarebbero stati rivenduti in nero ad imprese terze così da farci poi la cresta sopra, come il caso di uno degli indagati che avrebbe fatto arrivare a casa propria addirittura la caldaia che doveva essere istallata nel cantiere alla frontiera franco-italiana. «All’Anas gli hanno detto… adesso le rimontiamo, diamo una pulita e poi spariamo il cemento.. ma come? intanto cade la montagna e vuoi ancora spaRare cemento?», dice al telefono un ingegnere a lavoro sul traforo. Leggendo gli atti dell’inchiesta anche la procura di Nizza ha acconsentito al sequestro di tutto il cantiere almeno per cinque mesi, misura che avrà le sue ripercussioni sia sui 70 operai che ci stavano lavorano, sia su negozianti e commercianti della zona per i quali il tunnel con la Francia è di vitale importanza. Fermare il cantiere farà certamente lievitare i costi dell’opera, sono le inevitabili conseguenze economiche delle grandi opere pubbliche in italia che – come ricordava ieri il giudice Davigo – costano il doppio rispetto all’estero. Ma l’inchiesta intanto potrebbe allargarsi perché i pm vogliono verificare la sicurezza di tutti i materiali utilizzati sin dall’inizio dell’opera nel 2013. Dopo la Procura di Cuneo, si è, dunque, mossa anche la magistratura di Nizza, in Costa Azzurra: il procuratore della Repubblica Jean-Michel Prêtre ha chiesto verifiche specifiche sul muro alto 11 metri che «protegge» la Rd 6204 a Tenda, dove i mattoni sono spaccati. Il problema della sicurezza dei lavori è emerso dalle intercettazioni telefoniche e ambientali tra i responsabili dello scavo. «Il tunnel nuovo è peggio di quello vecchio» è una delle frasi choc intercettate. O ancora: «Qua se non muore qualcuno continuiamo a lavorare alla c..zo di cane». I risultati dei rilievi francesi saranno disponibili solo tra 10 giorni. E c’è il rischio concreto che la «route dipartimentale» francese, il proseguimento della statale 20 in val Vermenagna, possa essere chiusa, isolando la valle Roya verso il Cuneese e viceversa.