Suyeon Kim e il suo Stradivarius a servizio di Bach - Le Cronache
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Suyeon Kim e il suo Stradivarius a servizio di Bach

Suyeon Kim e il suo Stradivarius a servizio di Bach

Questa sera, alle ore 19,30, la violinista eseguirà parte dell’integrale dell’opera bachiana per violino solo, nella chiesa di San Benedetto. Il concerto sarà impreziosito da una visita guidata alla chiesa, prima della performance

Di OLGA CHIEFFI

Le sonate e le partite di Johann Sebastian Bach costituiscono uno dei vertici più alti della letteratura per violino solo, un inarrivabile concentrato di virtuosismo e di profondità espressiva.  La spettacolare sestina fu realizzata fra 1718 e 1723, quando Bach era maestro di cappella alla corte di Cothen, impegnato come non mai nell’esplorazione della musica strumentale. È il tempo cui, dopo aver concluso la giovanile monomania organistica e prima di doversi immergere nella vocalità sacra dei prossimi anni lipsiensi, Bach realizza il florilegio di concerti per vari solisti e orchestra, mette a punto il suo repertorio clavicembalistico, letteralmente inventa un genere in cui violoncello e violino riescono ad essere autosufficienti, nel senso che incorporano non solo i supporti accompagnanti ma anche i dialoghi e i contrasti con altri strumenti che allora sembravano indispensabili per costruire un qualsiasi discorso musicale. Nella sestina violinistica, Bach impone alla sua fantasia (e alla tecnica dell’esecutore) il cimento con le libere successioni di danze delle tre Partite e con le rigorose sequenze le movimenti delle tre Sonate. Sarà il talento di Suyoen Kim e il suono di un Stradivari del 1702 ad elevare le note di Johann Sebastian Bach nella chiesa di San Benedetto, alle ore 19,30, per il pubblico di Salerno, per la rassegna della Scarlatti che in occasione del suo centenario è in trasferta qui in città. Ascolteremo nell’ordine la Partita n. 1 in Si minore   BWV 1002, la Sonata n. 2 in La minore  BWV 1003 e la terza sonata in Do maggiore BWV 1005, parte di un progetto che vede la violinista cinese proporre l’integrale della produzione bachiana per violino solo. Le sonate sono tutte nell’impianto da chiesa, col movimento Adagio iniziale che assume di volta in volta un carattere diversificato. Nei primi due casi è nello stile della fantasia, con passaggi toccatistici, caratterizzati da complesse suddivisioni ritmiche continuamente variate.  A differenza dei primi movimenti delle altre sonate, l’”Adagio” della terza mantiene costante (con due brevi eccezioni) una figurazione ritmica puntata, ostinata, in progressione armonica e senza dispersioni ornamentali. L’espansione si svolge anche nelle voci, che passano dall’unica iniziale alle finali quattro, dense e accordali, piene di movimenti e controcanti interni. La successiva fuga è la più estesa fra quelle che sempre troviamo come secondo tempo nelle tre Sonate e si basa su un tema assai lungo, ripreso dal corale “Komm heiliger Geist, Herre Gott”. Il tema resta unico, non intervengono altre idee se non un’inversione che rende ancor più stretto il dialogo interno. La varietà viene garantita dalla scrittura e dalla originalità degli ampi divertimenti che spaziano le sezioni a più densa polifonia. Il “Largo” è semplice e leggero, ha carattere idillico, femminile. Il finale “Allegro assai”, bipartito, scorre velocissimo, soprattutto nella seconda parte che è un fluire incessante di sedicesimi. Non ci sono accordi o doppie note che fermano un pulsare sempre animato dalle differenti legature. Questo ultimo movimento è uno dei primi esempi di perpetuum mobile, un genere destinato ad avere fortuna costante nella letteratura violinistica, con Paganini campione e maestro. Se nelle Sonate gli stili utilizzati sono molto vari, altrettanto personale è la distribuzione delle danze nelle Partite. Nella prima, la tecnica della variazione è prevalente: ognuna delle quattro danze è seguita da un double, inteso non come una variante ornata, intrisa di abbellimenti, ma come un’alterazione ritmico-metrica delle figurazioni. Il double dell’Allemanda, ad esempio, è uniforme nel disegno e nel fraseggio con frasi ascendenti e discendenti alternate, mentre la danza era ricca di proposte ritmiche.