Sui social decine di post a sostegno di Cariello - Le Cronache
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Sui social decine di post a sostegno di Cariello

Sui social decine di post a sostegno di Cariello

In cambio di favori avrebbero condizionato l’esito di concorsi pubblici. Domani mattina, il sindaco di Eboli Massimo Cariello, il direttore del consorzio Farmaceutico intercomunale Francesco Sorrentino; Annamaria Sasso, Vincenzo D’Ambrosio e Giuseppe Barrella saranno compariranno dinanzi al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Salerno Alfonso Scermino per l’interrogatorio di garanzia. Solo il sindaco di Eboli si trova ristretto agli arresti domiciliari; gli altri indagato sono stati sospesi per un anno dall’esercizio del pubblico ufficio o servizio. L’interrogatorio, alla presenza dei legali di fiducia è in programma presso la cittadella giudiziaria. Successivamente i legali decideranno se fare ricorso al Tribunale del Riesame. Intanto, sui social si susseguono post di persone che mostrano solidarietà al primo cittadino di Eboli, appena riconfermato con l’80% dei consensi. Post che sono stati già ripresi e pubblicati da “Il fatto quotidiano”. “Siamo tutti corrotti e corruttori, carissimo sindaco, abbiamo tutti aiutato, dato e chiesto posti di lavoro ed un buon leader sblocca delibera crea aiuta inserisce”. È il post scritto su Facebook della signora Dina Zanon, che premette di far parte “dell’80 percento degli elettori” del sindaco di Eboli Massimo Cariello. Pubblicato nella tarda serata di domenica, alle 14 di lunedì 12 ottobre il post aveva raggiunto buoni numeri di apprezzamento: 189 like e 62 condivisioni. Più 28 commenti scritti con toni di affetto e stima per il primo cittadino. “Se ha raddoppiato i suoi consensi – sostiene la signora Zanon – vuol dire che il suo operato e quello della sua squadra è stato eccellente… un ottimo leader che ha l’affetto dell’80% dei cittadini ha smosso sicuramente mare e monti per le giuste cause”. Perché raccomandare le sue protette in un concorso pubblico a scapito degli altri partecipanti senza santi in paradiso – per citare le accuse – sia una “giusta causa”