Su Turandot è calato il sipario - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Su Turandot è calato il sipario

Su Turandot è calato il sipario

Con la rappresentazione di domenica sera, la Turandot di Puccini ha lasciato il Massimo salernitano che ha registrato il tutto esaurito in tutti e tre gli appuntamenti previsti dal cartellone. Un’opera particolare e molto affascinante diretta nell’occasione dal giovane Francesco Ivan Ciampa, maestro sostituto del direttore Daniel Oren e scenograficamente curata da Flavio Arbetti. Gli interpreti e il loro bel canto hanno dovuto affrontare svariati episodi di una trama fiabesca accompagnata da una tessitura musicale in grado di cogliere ogni minimo particolare della storia ambientata in una scintillante Pekino, in Cina. L’opera consta di tre atti e narra una storia che parla di amore, desiderio e morte, drammatici temi che intrecciano la vicenda del principe Calaf, un coraggioso uomo innamorato della crudele principessa Turandot, una donna che sottopone ad ogni uomo desideroso di prenderla in moglie, tre complicati indovinelli, e solo a chi sarà in grado di risolverli la sovrana si concederà in sposa, mentre in caso contrario il povero sventurato verrà ucciso dal boia. La composizione musicale è di una difficoltà armonica e strutturale nettamente superiore alle precedenti opere del Maestro Puccini, offrendo all’ascoltatore una massa sonora roboante e sempre in tensione, meticolosamente legata allo stile orientale. Gira la cote!…dove regna Turandot è il primo momento corale presentato nel primo atto dove la timbrica orchestrale e la parte vocale, magistralmente intricate, richiedono una resa severa e possente, mai sottotono, cosa che invece è sembrata percepirsi durante l’intero intervento, anche se concluso e abilmente condotto in un meraviglioso passaggio dinamico dove l’orchestra, con un sensibile pianissimo introduce l’Invocazione alla Luna, un delicato intermezzo melodico sempre eseguito dal coro. Curata e precisa l’esecuzione del coro di voci bianche diretto dal Maestro Silvana Noschese, dove la purezza delle giovani voci ha creato una magica atmosfera che presenta la preghiera della giovane schiava del principe Calaf, Liù, Signore, ascolta, interpretata dal soprano Nataliya Timchenko, voce delicata e supplichevole, che ha donato al pubblico un momento di commozione. Scoppiettante il Concertato Finale del primo atto, che il tenore protagonista, Vladimir Galouzine, dotato di un timbro limpido e sostenuto, ha introdotto declamando come un poeta le bellissime parole del libretto di Adami e Simoni, “O divina bellezza! O meraviglia! O sogno”, in perfetta sinergia con l’andamento circolare dell’orchestra, sempre pronta a passare da interventi ritmicamente serrati a momenti melodici caratterizzati da drammaticità e passione. Scenicamente brillante l’apertura del secondo atto affidata ai Sacerdoti Ping Pong e Pang, rispettivamente interpretati da Fabio Previati, Francesco Pittari e Domenico Menini, i quali, dotati di una particolare dote vocale, hanno saputo divertire con ironico piglio, smorzando quindi l’assetto musicale che durante l’intera opera risulta essere in continuo stato di tensione, e riscuotendo numerosi applausi ed apprezzamenti.  Davvero comunicativa l’interpretazione di Galouzine nella famigerata Nessun Dorma, un’aria armonicamente trascinante e di totale coinvolgimento da parte del pubblico, tanto che, a gran richiesta, la platea del Verdi ha desiderato riascoltare il glorioso momento del principe Calaf. Il famoso finale “incompiuto” ha infine regalato particolare pathos grazie agli agili passaggi musicali e dinamici dell’orchestra, che hanno accompagnato i protagonisti al climax finale con impeto e passione, suscitando applausi a scena aperta. Il prossimo appuntamento al Teatro Massimo di Salerno è per il 25 maggio con la un’altra opera del compositore Puccini, Manon Lescaut seconda rappresentazione prevista nel cartellone della stagione lirica-sinfonica di quest’anno.

Marina Pellegrino