Stagione Lirica 2018: ci sarà ancora Gilda Fiume - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Stagione Lirica 2018: ci sarà ancora Gilda Fiume

Stagione Lirica 2018: ci sarà ancora Gilda Fiume

Rigoletto, Lucia di Lammermoor ed Elisir d’Amore il toto-titoli per il nuovo cartellone firmato da Daniel Oren

 Di Olga CHIEFFI

Archiviata la stagione 2017 che ha salutato un buon lancio della linea giovane del teatro Verdi di Salerno, con assoluta protagonista il soprano Gilda Fiume, pupilla di Mariella Devia, che ha doppiato il ruolo di Norma e Violetta, è già toto-titoli per il nuovo cartellone. Un soprano che ha un ruolo scritto nel nome, crediamo non possa rinunciare a cimentarsi con esso. La Fiume ha splendida voce per dar vita a Gilda Riflettori, quindi, puntati su Rigoletto, il buffone gobbo che a Salerno ha avuto validissimi interpreti tra cui il grandissimo Renato Bruson, che a questo ruolo ha legato per sempre il suo nome, con la sua amata trama che viene saldamente riassunta nella forma classica del quartetto, che rispetta i canoni estetici del primo Romanticismo, ancora osservante delle forme classiche, snodantesi intorno alla melodia principale del tenore, che deve essere molto esposto, vero bersaglio delle mire di Rigoletto, che mormora nell’ombra, mentre le due donne restano invece soggiogate dal fascino del duca: Maddalena frascheggia, Gilda prende il motivo di lei, senza poterlo dominare perché frenata e interrotta dalla volontà del padre. Gilda Fiume ha avuto il suo grande exploit quest’ anno proprio con Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti, con la sua alata melodia e la felicissima individuazione da parte del compositore del preciso rapporto tra idea tematico e tratteggio timbrico, di cui potremmo goderne anche qui a Salerno. Don Pasquale ha avuto un grandissimo successo in città, grazie anche alla raffinata regia di Riccardo Canessa, che potrebbe quest’anno proporci la sua lettura dell’Elisir d’Amore, di cui si discute ancora di caratteri teatrali tipici del vecchio repertorio napoletano, la fraschetta vispa e gelosa, l’innamorato credulone, il soldato guascone, il buffo ciarlatano, personaggi che poi fuoriescono con grande intensità dalla corteccia dell’archetipo per tradursi in purissima energia sentimentale. A proposito di repertorio napoletano, un’operina che ha avuto forte riscontro alla reggia di Caserta, nella rassegna “Un’ Estate da Re” è stata il Maestro di Cappella di Domenico Cimarosa, una gustosa parodia di una prova d’orchestra, veramente un unicum che il nostro teatrino adattissimo a questo genere attende da tempo. Voci di palcoscenico ci indicherebbero il ritorno della Cavalleria Rusticana, di Pietro Mascagni, titolo popolare e amatissimo, opera di frattura tra il “rilassamento” della grande temperie romantica e l’urgenza presentita di un novello corso, opera che ha aperto il cosiddetto “decennio” dei manifesti, ma che tuttavia sembra avvalersi di esterni corredi, piuttosto che di ragioni morali profonde, mirante a soddisfare le aspirazioni di un ceto medio che, con tutti i suoi ritardi e complessi, solo a un tal tipo di frattura in fondo era teso, evitando gli esercizi senza rete dell’avventura musicale tardo-ottocentesca. Cavalleria Rusticana, non la vedremmo accoppiata, almeno per una volta ai Pagliacci di Leoncavallo, ma, magari, ad un pannello del trittico pucciniano, da sempre promesso e mai realizzato. Quello più abbordabile è, certamente, il Gianni Schicchi l’opera di maggior successo dell’intero Trittico, il suo quadro buffo in cui Puccini si misura con l’umorismo del protagonista e con la comicità della trama resa nei testi da Forzano, traendo spunto dalla grandezza di Dante Alighieri e dallo Schicchi del suo canto XXX dell’inferno, il più alto livello di modernità linguistica raggiunto dal in tutta la sua carriera. Il merito non va solo alle caratteristiche del personaggio o della storia ma anche al fatto che Puccini è obbligato a tenere costantemente in scena tutti i parenti di Buoso Donati, nove solisti che finiscono per formare il piccolo coro da camera di cui il Maestro può eccezionalmente disporre per definire, scandire e consegnare alle sensazioni del pubblico tutti i vari momenti dell’azione.